Minimizzati o trascurati i crimini d’odio anticristiani in Europa

È quanto emerge da un nuovo rapporto pubblicato dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani

 

All’inizio di ottobre, in occasione della Conferenza sulla dimensione umana di Varsavia, è stato presentato ufficialmente il rapporto sui crimini d’odio anticristiani, documento di 125 pagine, pubblicato dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Rapporti simili sono già stati pubblicati sui crimini d’odio antisemiti e antimusulmani.

Il rapporto rileva che i cristiani in Europa sono stati oggetto di una varietà di episodi, che vanno dai graffiti e dagli atti vandalici, fino ad attacchi violenti e omicidi. Diverse congregazioni hanno dovuto aumentare le misure di sicurezza in risposta all’aumento del livello di minaccia.

 

Un fattore che contribuisce ai crimini d’odio anticristiani sono le tensioni con altre religioni. «La violenza legata alla religione o ispirata dalla religione può anche derivare dalla percezione del cristianesimo come una fede rivale, inferiore o avversaria, spesso inquadrata in narrazioni “estremiste” violente, rimostranze storiche e tensioni geopolitiche», si legge nel rapporto. «Ad esempio, alcune forme di retorica “estremista” violenta descrivono i cristiani come “infedeli” e “nemici dell’Islam” che devono essere sottomessi».

I convertiti dall’Islam al cristianesimo sono risultati maggiormente a rischio; tra questi sono le donne «particolarmente a rischio di essere punite dalle loro famiglie una volta scoperta la loro nuova fede, anche attraverso violenza fisica e minacce».

 

È stato anche osservato che i crimini d’odio anticristiani sono spesso «minimizzati, poco denunciati o politicamente trascurati».

Il rapporto afferma che «il discorso e le narrazioni politiche hanno contribuito a perpetuare pregiudizi e stereotipi anticristiani nella sfera pubblica”, e si chiede l’introduzione di politiche e leggi a tutela dei cristiani. Le raccomandazioni includono un impegno a livello governativo per promuovere «una comprensione chiara e accurata delle caratteristiche specifiche del pregiudizio anticristiano contemporaneo, nonché delle comuni narrazioni discriminatorie che alimentano l’intolleranza contro i cristiani».

 

Infine, i membri dei media sono invitati a «trasmettere informazioni imparziali e accurate» e a garantire che i resoconti non «perpetuino o rafforzino i pregiudizi anticristiani».

 

 

 

Immagine: Palazzo Młodziejowski a Varsavia, sede dell’ODIHR