Distruggere per salvare
L’artista Massimo Tosco si appresta a distruggere le proprie opere d’arte in pubblico: per salvarle si possono acquistare facendo una donazione a Emergency, il tutto in una performance dal vivo a Pinerolo
Il gruppo di volontari di Emergency di Pinerolo esiste da molti anni ed è attivo nella diffusione della cultura della pace (con serate informative, interventi nelle scuole, manifestazioni pubbliche) e ovviamente nella raccolta di fondi. Il gruppo attualmente si sta impegnando nella campagna R1PUD1A lanciata da Emergency lo scorso novembre, che ha coinvolto tantissime scuole e Comuni anche nel Pinerolese.
Fra le varie iniziative una molto particolare è prevista per i prossimi giorni. Infatti il pittore Massimo Tosco sarà al Salone del Circolo Sociale di via Duomo 1 a Pinerolo il 24 ottobre alle 21. Distruggerà uno a uno circa 150 dei suoi disegni, a meno che qualcuno si offra di salvarli facendo un’offerta a Emergency. «È vero che con questa operazione io distruggo alcune mie opere; ma mi conforta il fatto che tale gesto, non solo non crea alcuna sofferenza, ma diventa quasi un rito sacrificale-ricreativo. E contemporaneamente l’operazione di salvataggio di alcune di queste opere, con relativa offerta a Emergency, contribuirà a sostenere un’organizzazione che con professionalità e spirito umanitario si prodiga per porre rimedio agli spaventosi traumi umani di quella che è la più insensata porcheria del nostro mondo».
“Distrutti o salvati?” è il titolo che Tosco ha scelto per questa performance-asta e aggiunge nella sua presentazione. «Nel mondo c’è chi fa la guerra, chi lavora per la guerra, chi finanzia e sostiene la guerra, chi è indifferente ai disastri della guerra (purché sia in casa d’altri). E poi c’è chi ripudia la guerra, chi cerca di fermarla, chi lavora per eliminarne le cause e per curare lo sfacelo dei corpi e degli animi che la guerra produce. La guerra è distruzione e svalorizzazione per antonomasia, l’arte è fondamentalmente costruzione di valori, quindi il contrario esatto della guerra. Dalla mia microscopica posizione ho pensato di entrare in questa dinamica arteguerra con un’iniziativa che qualcuno potrebbe anche giudicare una bizzarra trovata dadaista: di fronte a un pubblico selezionato distruggo, a una a una, un buon numero di mie opere chiedendo di volta in volta: “Chi vuole salvarla?”. A risposta affermativa, il salvatore o la salvatrice dell’opera si appropria del dipinto, facendo un’offerta a una di quelle benefiche organizzazioni che cercano di sanare le ferite delle guerre. Se invece nessuno risponde all’appello, io procedo all’eliminazione dell’opera».