Francia, associazione protestante in piazza per i diritti dei migranti

“La Cimade” denuncia le politiche sempre più restrittive in ambito di integrazione

 

Parigi, Lione, Marsiglia, Tolosa, Lille, Clermont-Ferrand… Il personale e i volontari de “La Cimade”, l’associazione protestante francese che fornisce solidarietà attiva e supporto politico a migranti, rifugiati, sfollati, richiedenti asilo e immigrati clandestini, hanno organizzato raduni simbolici in diverse città francesi. Lo racconta in un articolo il giornale protestante francese Réforme.

 

Cortei o code fittizie davanti o vicino alle prefetture simboleggiavano la violenza e l’assurdità del processo di regolarizzazione. Per i partecipanti, l’inasprimento dei criteri di regolarizzazione per gli immigrati irregolari contribuisce alla “fabbricazione” di immigrati irregolari.

Il corteo parigino è partito dal piazzale antistante la Cattedrale di Notre-Dame per raggiungere Place du Châtelet dopo essere passato davanti alla Prefettura, dove un centinaio di persone erano in attesa di presentare domanda di regolarizzazione del loro permesso di soggiorno. Tra i presenti c’erano rappresentanti di Utopia 56, un’associazione che si batte per l’accoglienza degli esiliati. I loro cartelloni mostravano messaggi brevi e incisivi che spiegavano ai passanti le procedure imposte alle persone senza documenti.

 

«Lunedì abbiamo lanciato la nostra campagna annuale di sensibilizzazione», spiega Valentina Pacheco, responsabile della comunicazione di La Cimade. Oggi, i tempi di attesa sono così lunghi e i criteri per ottenere i documenti così numerosi, anche per chi vive in Francia da anni e si è integrato, che gli stranieri si ritrovano senza documenti e perdono il lavoro.

 

«Crediamo che tutte le persone debbano essere regolarizzate in modo permanente con un unico permesso di soggiorno che permetta loro di vivere e lavorare in Francia. Oggi vogliamo denunciare l’invisibilità e l’assurdità della politica migratoria, che consiste nel far tornare in paesi che non sono più nemmeno sicuri persone che si sono integrate in Francia, che partecipano all’economia di questo paese, poiché pagano le tasse e lavorano in settori che, se non ci fossero, non avrebbero più nessuno da impiegare. Mi riferisco a ospedali, alberghi, edilizia, pulizie, assistenza all’infanzia, ecc.», spiega Michèle Boumendil, volontaria e co-presidente di La Cimade Île-de-France. «Non possiamo immaginare quante persone ci siano in Francia, che lavorano, hanno figli a scuola, a volte hanno partner francesi, ma che non possono richiedere alcun permesso di soggiorno. L’obiettivo del governo è costringere queste persone a lasciare il paese e a tornare a casa»