Scherzi della memoria. L’ultimo dei Camisardi

La rubrica di Riforma. Storia e fede in un appuntamento mensile

 

Il 14 ottobre 1710, vicino a Uzès viene ucciso in un agguato (all’età di trentaré anni) Abraham Mazel, l’ultimo ad arrendersi tra i guerriglieri Camisardi, che avevano animato la rivolta dei contadini protestanti delle Cevenne. Fin dal 1685 Luigi XIV aveva vietato il culto protestante. Molti avevano continuato a professare la fede in clandestinità. Poiché la maggioranza dei pastori erano stati uccisi o condannati alle galere, sorsero uomini e donne ispirati, i “piccoli profeti”.

 

La prima di loro fu Isabeau Vincent, pastorella quindicenne di Saou, catturata nel 1688 dopo quattro mesi di ardente predicazione e rinchiusa in un convento a Grenoble. Il primo profeta armato fu proprio Abraham Mazel, che il 24 luglio 1702 con pochi amici guidò un’ azione per liberare alcuni giovani protestanti imprigionati e torturati a Montvert. Durante lo scontro fu ucciso l’abate di Chayla. Si scatenò la repressione delle truppe realiste (che raderanno al suolo più di 450 villaggi), a cui rispose la resistenza armata di piccoli gruppi di insorti. Questi ultimi presero il nome di Camisardi, in quanto privi di divise militari.

 

Nel 1704 Jean Cavalier, capo militare della rivolta, negozia una tregua con i realisti, ottenendo un’amnistia per i suoi, ma nessun allentamento della repressione religiosa. Mazel, che ha continuato a combattere, è catturato e rinchiuso nella famigerata Tour de Constance, da cui evade il 24 luglio 1705 con decine di compagni. Si rifugia in Svizzera e poi in Inghilterra, ma nel 1709, a seguito di una nuova ispirazione, ritorna nelle Cevenne, con un centinaio di uomini. Il promesso aiuto inglese non si concretizza: Mazel muore a Uzès, altri saranno presi e giustiziati.

 

Il ricordo della rivolta dei Camisardi resterà come ispirazione per tutti i resistenti (anche per i partigiani), ma le persecuzioni contro i protestanti in Francia finiranno solo nel 1787, con l’editto di Versailles.