Mai più per nessuno – dalla Flotilla all’Arca

Incontro interfedi su Gaza in Casa valdese a Torino

 

«Quel che segue è un appello sottoscritto da ebrei e da amici del mondo ebraico, consapevoli del suo apporto, non solo alla storia dell’Occidente, ma alla coscienza universale». Apre così un ampio comunicato che potete trovare nella sua forma integrale sul sito torinovaldese.org.

 

Il testo verrà presentato e ci si confronterà sul tema mercoledì 8 ottobre alle ore 21 nella Casa valdese di corso Vittorio Emanuele II a Torino.

 

Si tratta di parole scritte nei giorni in cui le navi della Global Flotilla erano in viaggio verso Gaza, con la voglia di prendere «una posizione ferma, che sia premessa di ogni futuro dialogo.
Poniamo questo appello al servizio di un’azione comune, che riunisca tutti quanti, in un momento così cruciale, intendono avere cura delle sorti dell’umanità».

Fra i primi firmatari si segnalano Sergio Velluto, presidente Concistoro chiesa valdese di Torino, Sarah Kaminski e Giorgio Canarutto, Gruppo di studi ebraici Torino, don Luigi Ciotti.

 

«Prendiamo atto che da sempre il conflitto in Medio Oriente ha le sue radici nell’incapacità di avere una storia condivisa.[..] L’idea che lo stato d’Israele stia conducendo una guerra difensiva viene giorno dopo giorno sempre più smentita dai fatti. Non può esservi più alcun dubbio infatti che l’attuale governo israeliano stia perseguendo la definitiva cacciata della popolazione palestinese; e che per ottenere ciò non esiti a usare i mezzi più estremi, nonché la palese violazione di ogni aspetto del diritto internazionale.Ebbene, bisogna a questo punto con fermezza dire che le azioni in corso, anziché garantire la sicurezza del popolo ebraico, sono ormai il pericolo maggiore. A ogni passo nella distruzione di Gaza e delle condizioni di sopravvivenza della popolazione della Cisgiordania, sempre più una analoga distruzione morale si consuma in Israele, nel mondo ebraico, nel patrimonio di valori di cui è portatore».


«Per chi sia legato a tutto ciò, per chi ritenga che indissolubilmente vi sia connesso l’orizzonte valoriale della società moderna, non c’è alternativa: bisogna che, a tutti i costi, l’azione scellerata intrapresa dagli attuali dirigenti di Israele sia fermata. I governi di tutte le nazioni devono agire fermamente affinché la vicenda in corso si interrompa.
Si sono ormai oltrepassate tutte le linee che custodiscono l’umano. Nessuno potrà dire che non sapeva».[..]

Pensando allora alla promessa con la quale ottant’anni fa si è creduto di poter edificare un mondo liberato dall’orrore, è il momento di riprenderla con forza in tutta la sua portata universale. “Mai più” deve voler inequivocabilmente dire “mai più per nessuno”.
E l’ebraismo è il terreno spirituale di Gesù, e i suoi profeti sono accolti e riconosciuti dall’Islam. E il suo Dio non è quello degli eserciti sterminatori, non dei superbi ma degli umili e dei miti. E quel che c’è di più profondo e autentico nella civiltà moderna si connette alla liberazione dalla schiavitù d’Egitto, al richiamo dei profeti, al discorso della montagna.
Questo è anche l’inestimabile tesoro a cui guardò Gandhi, e a cui devono poter guardare i popoli non occidentali che oggi riprendono il loro posto nella storia.
È un tesoro che le bombe possono solo distruggere, e fragili imbarcazioni cercano di salvare. E noi, in tanti, di ogni continente e tradizione, vogliamo con tutte le nostre forze in questo momento dire: mai più, per nessuno».