Celebrare Dio

Un giorno una parola – commento a Salmo 111, 3

 

Le opere del Signore sono splendide e magnifiche e la sua giustizia dura in eterno

Salmo 111, 3

Non ho una giustizia mia, derivante dalla legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede

Filippesi 3, 9

 

Il Salmo 111 è di carattere sapienziale. Il salmista celebra dinanzi all’assemblea delle persone rette le grandi opere di Dio. Tutti possono sperimentarle con gli occhi (sono ben visibili nella creazione) e interiormente con il cuore-mente. Si celebrano le opere della creazione e i portenti salvifici nella storia; non solo, Dio è celebrato a sua volta per il suo essere un Dio retto, giusto, santo, che ama il suo popolo e rimane fedele all’alleanza che ha stabilito con lui. Queste caratteristiche morali di Dio si incarnano negli statuti e nelle leggi da Lui donate al suo popolo. Il Salmo forma parte della terna 111-112-113 e inizia con l’esclamazione halleluha, una lode completa “con tutto il cuore”, perché il motivo di gioire è la relazione, il rapporto che Dio ha stabilito con il suo popolo e che durerà per sempre, poiché Dio “si ricorda sempre del suo patto”.

 

Soffermiamoci proprio su queste “altre” meraviglie contenute nella sua Torah donata attraverso Mosè al popolo, e su quel che ci rivelano o mostrano di Dio:

– essa contiene la Sapienza divina che insegna a vivere nel “timore dell’Eterno” che sarebbe “l’inizio della Sapienza”. Timore qui significa ubbidienza e dedizione per vivere la vita e l’esistenza in comune nell’assemblea dei retti di cuore seguendo la Sapienza che viene da Dio;

– essa istituì il Memoriale (il ricordo perpetuo) delle sue meraviglie nelle grandi feste ricorrenti annuali: Pèsach – Sukkot – Shavuot, queste sono il Memoriale del Patto e del dono della Tora. L’alleanza che ne scaturisce è anzitutto una relazione fondata sul giuramento, si giura con il Nome: Io sarò il vostro Dio, voi sarete il mio popolo;

– infine, le opere delle sue mani sono fedeli e giuste, pertanto possiamo “fidarci e affidarci” che il termine della relazione è sigillato dalla hesed (grazia, misericordia) e dalla giustizia di Dio, da parte nostra è sigillato dalla nostra fedeltà al patto e devozione a Dio soltanto, e questa sarà la definizione della fede: “avere fiducia e affidarsi” completamente a Dio che conserverà per sempre la memoria di ognuno dei fedeli. Amen.