Non fermarsi alle apparenze
Un giorno una parola – commento a Marco 6, 2-3
Il Signore disse a Mosè: «io farò sorgere per loro una profeta come te in mezzo ai loro fratelli, e metterò le mie parole nella sua bocca»
Deuteronomio 18, 18
Venuto il sabato cominciò a insegnare nella sinagoga. E molti che ascoltavano erano impressionati e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? Che sapienza gli è data? e questi prodigi fatti per mano sua? Non è costui il falegname, il figlio di Maria e il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone, e non sono qui con noi anche le sue sorelle?”. Ed erano scandalizzati di lui.
Marco 6, 2-3
Nella Cabala ebraica si dice che il mondo è simile ad una noce in cui troviamo vari strati: il mallo, la parte verde e polposa esteriore, estremamente amaro; il guscio, insapore ma duro; infine il gheriglio, saporito, ricco di sostanze nutritive. Provate a dare un morso al mallo, vi sembrerà acre e se continuerete a mordere vi romperete i denti sul guscio. Ecco cosa succede a chi si ferma alle apparenze! Non dobbiamo fermarci a ciò che vediamo superficialmente, non dobbiamo fermarci alle apparenze (spesso ingannano), ma invece dovremmo sempre darci l’opportunità di approfondire le cose, per trarne il meglio, liberandoci così dai pregiudizi.
Nel racconto dell’evangelista Marco, Gesù, poco dopo aver iniziato il suo ministero pubblico in Galilea, predicando l’avvento del regno di Dio e compiendo molte opere potenti, torna nella sua patria, a Nazareth, e tutti vanno ad ascoltarlo in sinagoga. Forse è il concittadino più conosciuto: il falegname.
La parola falegname compare due volte nei vangeli, sempre riferita a lui, Gesù, falegname e in altra occasione a lui come “figlio del falegname” (Matteo 13, 55). Egli aveva imparato il mestiere del padre Giuseppe e aveva presumibilmente continuato dopo di lui. Lo stupore dei compaesani di Gesù scaturisce sì dalla meraviglia per le cose che ascoltano, per la sapienza che quest’ultimo dimostra di possedere, ma essi non sono altresì disposti ad approfondire, a scorgere in lui un profeta, a lasciarsi sorprendere da qualcosa di nuovo e di diverso. Lo avevano visto crescere, un ragazzo come tanti, conoscevano bene la sua famiglia di origine. Non è che un falegname! Mal sopportano che uno di loro, uno di cui conoscono, potremmo dire, pregi e difetti, possa parlare con autorità su di loro. Eppure, dietro l’umile aspetto di un falegname c’era un Maestro, addirittura il Figlio di Dio! I nazareni non lo riconobbero perché si fermarono alle apparenze sulle quali fondavano le loro opinioni, e persero così l’occasione di beneficiare delle sue opere potenti. Lo stupore si trasforma in chiusura, incredulità, ostilità e, per finire, con l’impossibilità di ricevere ciò che avrebbe dato gusto e nutrimento alla loro stessa vita! Amen.