L’universalità della benedizione di Abramo
Un giorno una parola – commento a Galati 3, 8
Io sono il Signore; qualunque sia la parola che avrò detta, essa sarà messa ad effetto; non sarà più rinviata
Ezechiele 12, 25
La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunziò ad Abraamo questa buona notizia: «In te saranno benedette tutte le nazioni»
Galati 3, 8
L’ estraneità appartiene alla fede. Il legame del/della credente con il Signore in qualche modo lo/la estranea dal mondo. In ogni religione, in modi diversi, c’è un misticismo nel quale il rapporto con la divinità è intimo, personale al punto che la creatura viene assorbita in un’altra dimensione. In qualche modo nelle nostre Scritture il Signore ci invita a questa estraneità quando in Gesù ci dice che siamo nel mondo, ma non del mondo, che pur portando di Lui testimonianza nel farci luce nelle tenebre, non dobbiamo mai perdere di vista un orizzonte, quello escatologico, che fa da architrave resistente alle dinamiche della storia.
È questo l’orizzonte, in cui trova la sua fonte anche l’estraneità del/della credente e in cui si inserisce l’unità, intrinseca e profonda, di tutte le fedi. In quel rapporto unico, nel tu-per-tu con Dio le confessioni religiose, con le loro specificità, le loro differenze, si fanno da parte e lasciano il posto all’intimità. Come può una religione accusare un’altra di infedeltà, considerare chi professa un altro credo un/una infedele stabilendo come metro di misura i propri dogmi? Il metro di misura è l’unico Dio e soltanto a Lui spetta il giudizio.
L’ apostolo Paolo nel sottolineare l’universalità della benedizione di Abramo, scardina da subito la logica della fede nazionalista, territoriale, etnica. Davvero per il Signore non c’è Giudeo né Greco, schiavo o libero, maschio o femmina. Ma non si limita a darci il suo sguardo sul mondo, sguardo dove non c’è straniero, non ci sono barriere di alcun tipo. Né si limita a sollecitare anche ciascuno/a di noi ad avere un analogo sguardo. Ma ci sollecita a riconsiderare noi stessi. Quanto pesano le nostre appartenenze, quanto determinano le nostre azioni? Ognuno è stato/a o è ancora straniero/a in terra d’ Egitto. Ha sofferto o sta soffrendo dipendenze che lo/la schiavizzano. Partendo da sé il Signore ci aiuta a trovare l’altro. E l’Altrove che ci accoglie. Amen.