Scherzi della memoria. Una vita turbolenta
La rubrica di Riforma. Storia e fede in un appuntamento mensile
Il 7 settembre 1969 è la data presunta di morte del pastore statunitense James Albert Pike. Nato a Oklahoma City nel 1913 da famiglia cattolica, all’età di due anni si trasferì in California. Dopo un breve periodo di lavoro come avvocato, nel 1943 aderì alla Chiesa episcopale (anglicana), studiò Teologia e fu ordinato sacerdote nel 1946. Nel 1951 divenne decano della chiesa di St John the Divine, a New York.
Dal 1955 condusse un popolare programma settimanale sulla ABC, The Dean Pike Show, trattando temi scottanti con approccio progressista. Nel 1958 fu nominato vescovo della California a San Francisco. Sostenne l’ordinazione delle donne e l’accoglienza delle persone omosessuali. Invitò Martin Luther King a parlare nella cattedrale e si schierò contro la guerra nel Vietnam. Il suo approccio “fewer beliefs and more belief” (meno credenze e più fede) lo portò a relativizzare dogmi come la nascita verginale di Gesù, e la chiesa aprì una procedura per eresia, senza portarla a termine.
La sua vita privata fu turbolenta: fumatore e bevitore accanito, dopo il suicidio del figlio maggiore si lasciò abbindolare da medium e ciarlatani che gli promettevano il contatto con l’aldilà. Nel 1968 si dimise dalla carica di vescovo. L’anno dopo decise di visitare la Terra Santa, cercando le tracce del Gesù storico. Partì con la sua terza moglie (la metodista Diane Kennedy) e il 2 settembre si inoltrarono nel deserto della Giudea, con l’intento di raggiungere Qumran. La loro auto si infilò in una buca e furono presi dal panico: disidratato, Pike si rifugiò in una caverna e Diane andò a cercare soccorso. Quando tornò era troppo tardi: Pike era caduto in un dirupo, e il suo corpo fu ritrovato nel canyon di Wadi Duraja. Pike era stato amico dello scrittore di fantascienza Philip K. Dick, e su di lui è ricalcato il protagonista dell’ultimo romanzo di Dick, La trasmigrazione di Timothy Archer.
Foto: CC BY-SA 2.5