Niente può separarci dall’amore di Dio

Un giorno una parola – commento a Romani 8, 38-39

 

Dio nostro, Dio grande, potente e tremendo, che mantieni il patto e agisci con misericordia, non ti sembrino poca cosa tutte queste afflizioni che sono piombate addosso a noi

Neemia 9, 32

 

Sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore

Romani 8, 38-39

 

L’ apostolo Paolo in questi versi della Lettera ai Romani sostiene che non c’è nulla che potrà separarci dall’amore di Dio resosi manifesto in Cristo Gesù. Ci crediamo. Il Signore in Gesù ci ha dato ampia dimostrazione di che cosa è disposto a fare per noi. Nel corso dei secoli, nel susseguirsi di tragedie che hanno visto nascere e sparire civiltà, massacrare nelle guerre intere generazioni, cancellare interi paesi dalla cartina geografica, è evidente la presenza di una forza cosmica che ha impedito l’affermazione del male.

 

Per quanto siano sconvolgenti gli eventi che ci circondano, voltandoci indietro possiamo facilmente verificare che la nostra non è l’età peggiore. Una forza, sottotraccia e resistente, percorre il cammino della storia, lo raddrizza là dove prende vie autodistruttive. E tuttavia il male agisce e anche dentro di noi quando cediamo alla sfiducia, all’incredulità, all’immobilismo. Lui non si separa da noi, ma noi da Lui. Passo dopo passo chi chiudendosi in se stesso, chi assecondando le mode passeggere, chi lasciando che la sua Parola risuoni soltanto la domenica.

 

Eppure, quella Parola è capace di fare la differenza non nel farci evadere dalla vita, ma, al contrario, permettendoci di viverla in tutte le sue potenzialità. Paolo, in fondo, ci dice che la vita non può dividerci dal Signore perché Egli è vita; né la morte perché essa è l’apoteosi del male assoluto sconfitto da Cristo; né i principati e alcuna creatura perché siamo stati liberati da ogni costrizione, da ogni subordinazione terrena. Se soltanto ci soffermassimo sulle parole dell’apostolo che ci invita a prendere atto che siamo legati/e a doppio filo con una realtà Altra che supera ogni contingenza, sapremmo discernere meglio ciò che è transitorio da ciò che è persistente. Non ci faremmo inghiottire dal qui-e-ora, ma dal già-e-non ancora. Amen.