Nomi e numeri per non dimenticare e per denunciare l’inerzia

Ieri giornaliste e i giornalisti italiani hanno letto a Roma tutti i nomi delle e dei colleghi uccisi a Gaza senza dimenticare gli altri uccis nei conflitti mondiali che ancora attendono verità e giustizia

 

Ieri è riuscita l’iniziativa organizzata dall’Ordine dei giornalisti del Lazio a Piazza Santi Apostoli a Roma nella quale sono stati letti i nomi dei 289 reporter uccisi a Gaza. Un numero, ha ricordato l’Agenzia stampa Ansa che sale a «294, con quelli uccisi in Libano». Ancora la piazza occupata dai giornalisti non sapeva che poche ore dopo il governo israeliano avrebbe acceso una nuova scintilla di conflitto colpendo in Qatar.

 

Alle spalle del presidio era stato posto un cartellone con i nomi delle vittime e alcune foto di colleghe e colleghi. All’iniziativa di categoria hanno però aderito anche esponenti di partiti politici, escluso il partito Fratelli d’Italia, che si sono alternati, insieme a rappresentanti della società civile, attori e artisti, nella lettura dei nomi dal palco e accompagnati dal violino di Marco Quaranta.

 

«Abbiamo voluto questa manifestazione, riprendendo una proposta di Articolo 21 liberi di…, non solo per ricordare le vittime, ma anche chi lavora lì in condizioni disagiate – ha detto il presidente dell’Odg Lazio, Guido D’Ubaldo all’Ansa –. Speriamo che si possa aprire a breve la possibilità per una delegazione internazionale di poter entrare nella Striscia. Perché che il giornalismo non è terrorismo».

 

«La pettorina con la scritta “press” non è più una protezione, anzi, è diventata un bersaglio da colpire – ha affermato il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani -. Questo fa il paio con la censura imposta, che impedisce a noi giornalisti internazionali di entrare a Gaza quando c’è la guerra. Ribadiamo l’appello e la richiesta di poter entrare a Gaza. La Federazione della Stampa chiede poi alla Corte Penale Internazionale di aprire un’indagine sull’assassinio delle giornaliste e dei giornalisti».

 

Numerose, ricorda ancora l’agenzia Ansa citando le parole di Roberto Natale, consigliere d’amministrazione Rai, che erano le colleghe e i colleghi Rai in piazza «a testimonianza – ha detto Natale – del sostegno che anche del servizio pubblico a questa iniziativa. Il servizio pubblico c’è, ma può e deve fare ancora di più, anche aprendo spazi nei palinsesti per dare agli ascoltatori il senso della straordinaria tragicità di quanto sta avvenendo, magari dando più voce ai palestinesi».

 

Per l’ex parlamentare Pd Vincenzo Vita e membro del direttivo di Articolo 21 insieme al conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, sono segnali importanti e necessari quelli lanciati dalla società civile: «vista l’inerzia complessiva del governo, dell’Europa, del mondo di fronte a questa tragedia – hanno detto -. Questa terribile vicenda entrerà nel calendario della storia come una delle più grandi tragedie dell’intera umanità, soprattutto per l’indifferenza mostrata».

 

 

(Foto gentilmente concessa a Articolo 21 da Maurizio Riccardi e che anche la nostra redazione oltre all’associazione ringraziano)