Ecumenismo. Un desiderio che trae alimento dalla storia
Un libro de “Il Mulino” fa il punto sullo stato dell’arte del dialogo religioso
Non era scontato, la sera successiva alla conclusione del Sinodo, trovare un bel pubblico nel tempio di Torre Pellice, per una serata legata a un libro sul tema dell’ecumenismo. In realtà, come è parso subito chiaro, la natura stessa del volume ha portato l’incontro lungo strade impreviste e stimolanti.
Era in discussione il secondo volume dell’opera L’Unità dei cristiani. Storia di un desiderio, pubblicata per le edizioni del Mulino con la direzione di Alberto Melloni, presente il ricercatore Luca Ferracci, curatore di questo volume, legato alla Fondazione bolognese per le Scienze religiose (Fscire) come Alessia Passarelli, che ha condotto il dibattito rilevando che il tema «attraversa la storia del 900: un cammino di dialogo, riconciliazione e dialogo fra le confessioni».
Come ha chiarito il curatore, «l’opera nasce quasi 15 anni fa, con 100 fra autori e autrici di varie generazioni. Il primo volume risale al 2021, questo secondo è del 2024 e l’ultimo è in lavorazione, ma quando ci si è pensato, a inizio degli anni 2000, stava finendo la grande stagione dei dialoghi che si era sviluppata fra 1970/80». Come proseguire, quindi, con l’afflato ecumenico anche in anni da qualcuno definito come “inverno ecumenico”? Ricordando, innanzitutto, quanto fatto finora, ed è questo il valore dell’opera, destinata soprattutto alla consultazione da parte tanto dei militanti dell’ecumenismo quanto degli studiosi. Un’opera, ha detto il pastore Giuseppe Platone (Società di studi valdesi), «che racconta la storia in modo polifonico e interdisciplinare»: il vantaggio è di trovare compendiati i vari approcci disciplinari (teologico, sociologico, storico) con le tappe compiute dal cammino ecumenico.
Fulvio Ferrario (Facoltà valdese di Teologia) ha ricordato che la fondazione Fscire, privata ma collegata al mondo accademico, riesce a proporre in ambito ecumenico e non solo cattolico la propria lettura degli eventi storici. A tutto vantaggio della discussione, e riconducendo lo sviluppo degli eventi a cronologie meno scontate di quelle a cui eravamo abituati (prima e dopo il Concilio Vaticano II)
Erica Sfredda, che è stata presidente del Segretariato attività ecumeniche, ha collegato il titolo dell’opera proprio allo spirito del Sae, come fu vissuto dalla fondatrice Maria Vingiani: un’aspirazione, una visione d’avanguardia introno a cui raccogliere i membri di chiesa (di tutte le chiese) che fossero sensibili, anche allargandosi anche al mondo ebraico e islamico.
Michel Charbonnier, pastore valdese di Torre Pellice ma anche membro del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese, ha detto che il desiderio che viene dalla fede va di pari passo con la fatica e la perplessità. Specialmente quando si fa ecumenismo con il timore di perdere le proprie radici; in realtà affidarsi a Dio consente di riconoscere la propria parzialità e la reciproca interdipendenza. Ma come si trasmette un desiderio? Raccontando le storie che compongono la storia del movimento ecumenico: a questo servono opere di questo genere.