Una sperimentazione con gioia
Un articolo per ripercorrere il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste appena concluso
Un Sinodo tutto volto alla sperimentazione, quello che è iniziato sabato 23 agosto scorso e che è stato definito da molti “tematico” o anche “il miglior Sinodo da tanti anni”. Di sicuro la predicazione del pastore Peter Ciaccio ha fatto riflettere sulla libertà, sul movimento, sulla capacità di emozionarci e sul nostro stare insieme con gioia ancora dopo 50 anni dal Patto tra chiese metodiste e valdesi.
Sin dal sabato pomeriggio si sono intuite le criticità che questa sperimentazione “breve” del sinodo presentava: all’approvazione dell’ordine dei lavori, con orari che prevedevano tutte le serate impegnate fino alle 23, le lamentele sono state molte. Nonostante il malcontento iniziale, le oculate scelte tematiche proposte dalla Commissione d’esame e una saggia e attenta gestione del Seggio, nonché la ferrea autodisciplina dei deputati e delle deputate hanno permesso una discussione aperta, uno scambio di opinioni approfondito a partire dalla vita della chiesa e attraversando quelle tematiche sulle quali proprio le chiese si sentono maggiormente interpellate, prima fra tutte la scabrosa questione della pace e della guerra.
La chiesa che ha dialogato durante il Sinodo è stata poi descritta dalla moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta nel suo discorso finale come «una chiesa piena di vita», cogliendo proprio il centro di una molteplicità di iniziative descritte da deputati e deputate, proposte e ordini del giorno anche audaci nella formulazione, ma che hanno sempre messo al centro l’annuncio, la giustizia, la pace e la proposta di libertà per tutti e tutte.
In particolar modo è stata apprezzata la scelta del Seggio di cambiare “in corsa” l’ordine dei lavori, per permettere di poter parlare di pace per ben due sessioni pomeridiane. Ne è venuto fuori un appassionante quadro di credenti impegnati e ben documentati, in ricerca di una postura che ci permetta di metterci che a fianco delle vittime e di continuare nella costruzione della cultura della pace.
L’impressione generale di apertura e dialogo è continuata anche nella parte dedicata alla Diaconia, in cui si è anche riflettuto sulla teologia pubblica: l’annuncio incarnato nel servizio, forza trascendente che anima e dà vita a partire dalla fede.
Grande emozione per il momento delle commemorazioni: tanti e tante fratelli e sorelle che in questo anno ci hanno lasciato per tornare alla dimora celeste, ma che con la loro testimonianza e servizio hanno lasciato una bella eredità che ci resta.
Nei prossimi anni certamente saremo anche chiamati a continuare su delle piste ulteriori di riflessione, a esempio sull’otto per mille, che è un grande volano di visibilità, ma che allo stesso tempo richiede una serie di scelte anche a partire dal tipo certificazioni che sono richieste per ottenerlo, per una gestione sempre corretta e precisa che tanto ci contraddistingue e rappresenta il nostro “stile” di testimonianza in Italia.
Fede, opere e sostenibilità sembrano quindi le nuove piste su cui riflettere in futuro, anche in quelle che si preannunciano delle belle sperimentazioni su Circuiti e Distretti, che saranno chiamati a “reinventarsi” e ad allargare il cerchio a modalità sempre maggiormente collegiali dello stare insieme tra fratelli e sorelle nello stesso territorio, con una visione più ampia e valutata invece insieme a livello distrettuale.
Momento gioioso è stato quello in cui il “Sinodo dei bambini e delle bambine” ci esortava al movimento con il motto “Letsgoski”: un invito a non rassegnarci, a curare i nostri spazi comuni, a renderli gioiosi, colorati, accoglienti per tutte le generazioni, ma anche pensati per le persone disabili in una comunità davvero animata dalla vita piena per tutti, donata dal Signore.
Una sperimentazione riuscita, che avrà bisogno però di essere ripensata in alcune sue parti, soprattutto in quelle delle lunghe sessioni serali, del momento del culto, e probabilmente anche di un alleggerimento dei temi con un ampio mandato di decisionalità alle Commissioni d’esame future.