L’eco ansia
I giovani cristiani affrontano le preoccupazioni sul clima attraverso la preghiera, la musica e invitano all’azione
Durante la Giornata Ecumenica Internazionale della Gioventù di quest’anno, che si è celebrata il 12 e il 13 agosto, giovani provenienti da tutto il mondo hanno esplorato il tema con il motto: «Radicati nella speranza: coltivare la fede e il benessere mentale di fronte alla crisi climatica (eco-ansia)».
Abigayle Bolado, responsabile del programma per il coinvolgimento dei giovani del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha fornito una panoramica dei due giorni di lavoro: il primo, concentrato sull’eco-ansia e su come la crisi climatica e i disastri climatici abbiano influenzato e sconvolto la vita delle persone, nonché sugli effetti legati alla salute mentale dei giovani. Il secondo giorno, sulla condivisione di iniziative e di advocacy per il clima da parte di diversi giovani provenienti da piattaforme locali, regionali e globali.
L’evento non si è concentrato solo sull’ascolto, ma anche sulla condivisione delle storie e delle speranze dei partecipanti in termini di azioni e pratiche per il clima.
Henriette Greulich, della World Student Christian Federation, presidente della regione Europa, ha fornito una panoramica sull’eco-ansia e ha accennato ad alcune definizioni di eco-ansia: «Avete notato come questi sentimenti influenzino voi, i vostri amici o la vostra comunità?». I partecipanti hanno convenuto che, quando parliamo di benessere mentale nel contesto della crisi climatica, stiamo riconoscendo che il nostro mondo interiore è profondamente connesso allo stato del mondo che ci circonda.
Andrej Lacko, membro del Movimento Ecumenico dei Giovani del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cem), ha offerto una riflessione biblica collegata a una breve preghiera basata sul secondo racconto della creazione (Gen. 2). Ha ricordato che l’anno scorso la Commissione dei giovani si è riunita a Manila, nelle Filippine: «Uno degli obiettivi del nostro programma fu quello di visitare i pescatori nella baia di Manila e che a causa dello sviluppo edilizio del territorio intorno alla baia sono stati privati dei loro mezzi di sussistenza e costretti ad abbandonare le loro case».
In questi ultimi tempi, ha proseguito, «ci sono state inondazioni in Giappone e oltre 300.000 persone hanno dovuto traslocare ed essere evacuate, per questo la speranza, il senso di responsabilità per i nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo sono una chiamata all’azione comune, grazie al radicamento nel messaggio biblico siamo più forti di qualsiasi paura, ansia o disperazione».
Katelyn King, assistente sociale di fede mennonita ha ricordato: «Il mio percorso verso questo lavoro non è stato semplice né scontato – da bambina fui molto turbata dai problemi legati al cambiamento climatico –. E ricordo – ha proseguito –, di essermi sentita impotente, spaventata e triste. Sono poi riuscita a mettere da parte quei sentimenti e a farli fruttare in senso positivo. Ora mi occupo di traumi psicologici, inclusa l’eco-ansia».
Maro Maua, attivista per il clima del Kenya, ha parlato di un’iniziativa di ripristino della biodiversità in cui ciclismo e conservazione si incontrano. L’iniziativa ha portato alla riabilitazione di mangrovie degradate e all’abbellimento di altipiani e spiagge perché, «ogni pedalata in avanti possa essere un passo verso un futuro più verde».
Il Decennio Ecumenico di Azione per la Giustizia Climatica del Cec, appena lanciato, è stato il fulcro del tema, presentato da Kevin Maina, un leader giovanile della Chiesa anglicana keniota che si batte per i giovani, la giustizia climatica e il cambiamento sociale. Maina è membro della Commissione per la Giustizia Climatica e lo Sviluppo Sostenibile del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Kuzipa Nalwamba, direttrice del programma Unità, Missione e Formazione Ecumenica del Cec, ha concluso l’evento con una benedizione in un «mondo che geme per il rinnovamento ma che brilla ancora della promessa di una nuova creazione».
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Foto di Marcelo Schneider/Wcc