
La voce di Roma
A ventuno anni dalla morte della cantante romana Gabriella Ferri i ricordi e gli omaggi invadono il web come ogni anno…
Nata a Roma nel 1942, nel celebre quartiere popolare di Testaccio, Gabriella Ferri è tutt’oggi una delle più celebri e amate voci italiane sin dagli esordi della sua carriera, ossia, dagli anni ’60 in poi. Definita da tutti come la «Voce di Roma», muore (in circostanze ancora poco chiare) il 3 aprile 2004 cadendo dalla finestra della sua casa a Corchiano, in provincia di Viterbo. Una morte archiviata come suicidio, ma sempre rifiutata dal marito e soprattutto dal figlio Seva Borzak J.
Gabriella Ferri era «[…] Figlia di un venditore ambulante – ricorda Gaja Cenciarelli su Il Post, lascia la scuola in quarta elementare e inizia a lavorare a dodici anni. Suo padre mandava lei e la sorella Maria Teresa, da sole, “a vendere lamette agli zingari in mezzo alle vacche”. Quando parla di suo padre, intervistata da Maurizio Costanzo a Bontà loro, nel 1976, dice: «Lui cercava di fare i soldi, s’era comprato un Transit, ci aveva scritto sopra GABRIELLA FERRI, andava nei paesi, si faceva dare due polli, sei uova, con la scusa di far cantare la figlia». Il piglio fatalista, un’audacia apparentemente priva di fragilità Gabriella Ferri la eredita dal padre. “Era un indio, un indio pigro. È stato seduto una vita a leggere il giornale”».
Una vita intensa, dunque, quella di Gabriella Ferri, un incidente a nove anni rischia di compromettere anche i suoi studi, che fortunatamente poi riprenderà, ma la passione per la musica, si legge nella biografia disponibile online su Wikipedia inizia quando «Per realizzare la prima ambizione giovanile di diventare indossatrice, svolge vari lavori come operaia e commessa. In una boutique del centro dove lavora, conosce e stringe amicizia con Luisa De Santis, figlia di Giuseppe, regista già celebre per il film neorealista Riso amaro. Accomunate dall’amore per la canzone popolare, le due amiche danno vita al duo “Luisa e Gabriella” (ascoltale qui in Sciuri Sciuri del 1966) e tengono i primi spettacoli dedicati al repertorio tradizionale della canzone romanesca, dopodiché, anche grazie agli agganci del padre di Luisa, si trasferiscono a Milano – dove sono ospiti di Camilla Cederna – e nel 1964 vengono notate all’Intra’s Club da Walter Guertler il quale offre loro un contratto discografico con la Jolly e pubblica il loro primo 45 giri: una rielaborazione del brano popolare romano La società dei magnaccioni».
Sarà sempre l’anno 1966 quello che vedrà Gabriella Ferri intraprendere la sua carriera solista con il suo primo album senza titolo, e con solo il suo nome emergere in copertina di fianco alla bella foto del suo volto (Jolly Hi-fi Records), tutto di canzoni romane; lo stesso anno Ferri andrà in tournée in Canada «per uno spettacolo di musica popolare per la regia di Aldo Trionfo, assieme ad altri esponenti del folk italiano come Caterina Bueno, Otello Profazio e l’attore Lino Toffolo. Alla fine dell’anno, da Milano torna a Roma e approda al Bagaglino, del quale diventa la cantante ufficiale; qui conosce Piero Pintucci, che diventerà suo collaboratore musicale abituale».
Ferri vive momenti di gloria e di buio, la cantante ritrova un po’ di serenità quando, nel 2002, torna ad apparire in televisione, dapprima come ospite di Pino Strabioli nella rubrica «Cominciamo bene» e poi nel varietà «Buona Domenica» dell’amico Maurizio Costanzo, dove si esibisce cantando grandi successi, a partire dal suo distintivo «Dove sta Zazà?».
La sua ultima apparizione televisiva sarà quella del 31 gennaio 2004 in occasione del programma televisivo «Trash. Non si butta via niente» condotto da Enrico Montesano, dove interpreterà «improvvisando» insieme a un chitarrista pescato dal conduttore tra il pubblico, stornelli romani.
Gabriella Ferri muore il 3 aprile 2004 all’età di 61 anni. Due giorni dopo la cantante avrebbe dovuto partecipare a una puntata speciale del Maurizio Costanzo Show, organizzata in suo onore dall’amico presentatore, e alla quale, sostengono i familiari, la cantante non avrebbe voluto «assolutamente mancare».
Per volontà dell’allora sindaco di Roma Walter Veltroni, il 7 aprile del 2004 alla camera ardente presso la sala della Protomoteca al Campidoglio migliaia di romani resero omaggio alla loro «voce», poi i funerali religiosi l’indomani presso la chiesa di Santa Maria Liberatrice, a Testaccio, dove l’artista era nata e cresciuta. Oggi nel cimitero monumentale del Verano di Roma nella lapide, oltre al solo nome Gabriella, come epitaffio c’è la poesia del marito Seva Borzak.
Tra i tanti ricordi di Gabriella Ferri, quello affettuoso di Renzo Arbore (che appena arrivato a Roma dopo aver sostenuto il concorso Rai come maestro programmatore fatto nel 1964 e poi vinto) che nel 1965 approdato nella Capitale incontra subito Gabriella Ferri, con la quale inizia una relazione affettiva dopo una serata passata tra canti e danze.
«Lei mi insegnava le canzoni romane – ricorda Arbore intervistato su Sky Arte dall’attrice Carolina Crescentini –, noi appassionati di jazz ritenevamo “Casetta de Trastevere”, “Casa de mamma mia”, […] canzoni popolari con versi retorici, lei, invece, seppe farmi apprezzare, soprattutto capire quanto quella musica fosse veramente autentica, bellissima […]».
Il “foggiano” e la “romana” registreranno insieme, celebrando così l’idea di una musica priva di confini e appartenenze, la canzone napoletana per eccellenza: «O sole mio» (del 1898). Per ascoltarla clicca qui .
L’eredità musicale, sonora e canora di Gabriella Ferri è ancora oggi un esempio per molti cantautori, cantanti popolari, musicisti. L’omaggio a Gabriella Ferri di Vanessa Cremaschi e Diana Tejera che qui vi proponiamo – raccolto dall’emittente romana Radio Città Futura – è un esempio di questo amore che non muore.