Austria, chiese contro la sospensione dei ricongiungimenti familiari

Gli enti sociali della chiesa riformata e della cattolica denunciano le pratiche discriminatorie previste per i cittadini stranieri che godono di uno status di protezione nel paese

 

Diakonie e Caritas, gli organi che si occupano di politiche sociali della Chiesa riformata e della Chiesa cattolica in Austria,  criticano i piani del nuovo governo federale che mirano a fermare il ricongiungimento dei familiari dei beneficiari di asilo.

La direttrice di Diakonie Maria Katharina Moser e la segretaria generale di Caritas Anna Parr hanno avvertito delle conseguenze dell’attuazione di questi piani.

 

«Il governo austriaco ha deciso mercoledì 12 marzo di sospendere temporaneamente le procedure di ricongiungimento familiare per i migranti. Con la nuova misura i migranti con il cosiddetto status di protezione – che significa che non possono essere espulsi – non sono più autorizzati a portare in Austria i membri della loro famiglia che vivono ancora nei loro Paesi d’origine, in quella che appare una violazione del diritto europeo in materia di asilo e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo

«Il governo giustifica la sua azione con il sovraccarico del sistema educativo e sanitario – si legge in un comunicato congiunto -. Tuttavia, un presunto sovraccarico del sistema educativo non può essere un pretesto per limitare i diritti umani».

«L’unità della famiglia è un diritto umano centrale e per noi come diaconia protestante o organizzazione cristiana è tema centrale» ha commentato Moser.

 

«Una vita familiare sicura stabilizza ed è essenziale per un’integrazione di successo», ha detto ancora  la direttora di Diakonie. «Non credo che la sospensione del ricongiungimento familiare passerà legalmente. Tuttavia, se fosse così, un diritto umano per un certo gruppo sarebbe sospeso. In questo modo stiamo minando la nostra base di valori su cui è costruita la nostra repubblica. Questo fa male a tutti».

 

Anche la segretaria generale della Caritas Parr ha sottolineato che «una vita familiare stabile è fondamentale per un’integrazione di successo. Se non puoi vivere qui con la tua famiglia, sarà difficile integrarti. L’Austria ha una carenza di lavoratori qualificati e inoltre ci sono persone in parte ben qualificate tra i richiedenti asilo. Perché non permettiamo loro di vivere, lavorare e dare il loro contributo qui?.