Seminare Pace
Partecipato e sentito incontro con due donne che dimostrano che in Israele un modello di coesistenza esiste
È stato necessario aggiungere sedie a più riprese per fare spazio al pubblico che ha risposto all’appuntamento promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia nell’ambito del progetto “Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace“, insieme al Forum delle religioni di Milano, ACLI Milanesi, Associazione italiana amici di Neve Shalom – Wahat al-Salam e Centro studi Confronti, per ascoltare le testimonianze di due donne che da decenni mostrano come un modello di convivenza civile, vorremmo dire “normale”, è possibile fra ebrei e arabi in Terra Santa.
Neve Shalom–Wāħat as-Salām è un villaggio cooperativo abitato da arabi palestinesi ed ebrei sraeliani. È stato fondato da Bruno Hussar a ovest di Gerusalemme nel 1972 su un terreno preso in affitto dal monastero di Latrun. Attualmente il villaggio è composto da una cinquantina di famiglie.
Entrambi i nomi ufficiali significano “oasi della pace“, in quanto il villaggio è nato con l’obiettivo di dimostrare che è possibile la coesistenza pacifica tra ebrei e palestinesi sulla base di una mutua accettazione. Neve Shalom–Wāħat as-Salām esprime praticamente questa visione attraverso varie attività. Fra le principali certamente l’aspetto educativo, centrale per formare nuove generazioni in grado di spezzare il ciclo di violenza nella regione. Sono quindi presenti scuole dove studenti ebrei e musulmani frequentano le stesse classi.
Il progetto ha portato in Italia due rappresentanti del villaggio, l’ebrea Dorit Alon Shippin , entrata a Neve Shalom-Wāħat as-Salām in gioventù 40 anni fa e Shireen Najjar, araba, prima bambina nata nel centro e oggi instancabile promotrice di mediazione dei conflitti. Insieme a loro sono intervenuti nella serata milanese i pastori Alessandro Spanu, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Cristina Arcidiacono e Gabriele Arosio che ha anche moderato l’incontro.
Testimonianze intense le loro, a ribadire la necessità del dialogo e dell’accettazione, costi quel che costi. Dialogo messo in crisi dagli eventi accaduti dal 7 ottobre 2023 in poi, ma considerata comunque la unica via possibile, l’unico seme da piantare per sperare in un finale diverso.
«Il dialogo è fondamentale – hanno raccontato – perché altrimenti gli ebrei ascoltano le notizie nella loro lingua e i musulmani nella loro, e ci siamo accorti che su di uno stesso fatto le narrazioni sono opposte. Non c’è verità ma mistificazione. L’unico antidoto è quindi il confronto per superare il muro delle ipocrisie».
Nei prossimi giorni e sul prossimo numero di Riforma vi proporremo un articolo più ampio sulla serata milanese, che sarà seguita venerdì 24 gennaio da un altro appuntamento con le due donne, questa volta a Modena. L’evento vede la collaborazione del Comune di Modena, Europe Direct Modena, Associazione italiana amici di Neve Shalom – Wahat al-Salam e Confronti. Si terrà a partire dalle ore 17.30 nella Sala Panini presso la Camera di Commercio di Modena, in via Ganaceto, 134. Dopo i saluti di Massimo Mezzetti, Sindaco di Modena, interverranno: Shireen Najjar e Dorit Alon Shippin (Neve Shalom Wahat al Salam). Brunetto Salvarani (presidente associazione italiana Amici di Neve Shalom Wahat al Salam). Libero Ciuffreda (referente FCEI per il progetto). Modera Michele Lipori (Confronti).