Scherzi della memoria

Una nuova rubrica di Riforma. Storia e fede in un appuntamento mensile

 

Il 5 gennaio 1527 a Zurigo, verso le tre del pomeriggio, il ventinovenne Felix Manz venne condotto sulla riva del fiume Limmat. Messo su una barca, legato mani e piedi, fu trascinato nel centro del fiume e annegato.

 

Ma chi era, e cosa aveva fatto? Manz, che aveva studiato latino, greco ed ebraico a Parigi, nel 1519 si era unito al movimento di Ulrich Zwingli e al suo programma di riforma della chiesa. Presto emersero dissensi: Manz e i suoi amici ritenevano che Zwingli non andasse abbastanza a fondo nella riforma e scendesse troppo a compromessi. Studiando le Scritture, arrivarono a contestare la prassi del battesimo degli infanti. Secondo loro, il battesimo aveva senso solo per chi è capace di professare la propria fede.

 

Il 17 gennaio 1525 ci fu una disputa pubblica sul tema, e il Consiglio cittadino, d’accordo con Zwingli, ordinò a tutte le famiglie di battezzare i bambini entro otto giorni, sotto pena di esilio. Il 21 gennaio, i dissidenti (che si erano dati il nome di Fratelli, anche se divennero noti col nomignolo di Anabattisti) si riunirono in casa della madre di Manz e nel corso di un culto con Santa Cena si battezzarono reciprocamente. Poi i Fratelli si sparpagliarono a predicare nelle campagne. Dopo un’ultima disputa, nel marzo 1526 il Consiglio stabilì la pena di morte per annegamento per chiunque avesse compiuto un ribattesimo (qui iterum mergit, mergatur). Felix Manz, più volte fuggito e catturato, fu il primo di una lunga serie a essere giustiziato.

 

Nel 1983 la chiesa riformata svizzera ha chiesto perdono per le sofferenze inflitte agli Anabattisti. Riconoscersi parte della storia della Riforma significa anche riflettere sui suoi lati oscuri e tragici, tra cui l’incomprensione delle istanze della Riforma radicale. 

 

 

Foto di : Annegamento degli anabattisti nella Limmat