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Pralibro, per parlare (anche) del futuro dell’editoria

Le sfide per libri, librai, librerie, durante il festival letterario della Val Germanasca 

 

Alcuni momenti di riflessione, con laboratori di idee e proposte, hanno caratterizzato Pralibro, il festival letterario dell’alta Val Germansca, nel tentativo di avvicinare persone diverse. Quale ruolo per le librerie di comunità che durante l’anno sono luoghi di incontro e di dibattito? Esse sono uno snodo fondamentale per avvicinare e far crescere lettori e lettrici, fungendo da tramite tra gli editori, le biblioteche e le scuole. Un approccio sistemico al mondo del libro e alla lettura emerse durante la pandemia e portò anche a provvedimenti governativi di sostegno alle librerie di prossimità che purtroppo sono stati pesantemente ridotti o cancellati.

 

Illuminare difficoltà e opportunità in un momento difficile consente di sviluppare un nuovo sguardo, come è emerso domenica 28 luglio a Prali durante la tavola rotonda “Librerie in movimento”. L’introduzione di Silvio Viale, Presidente del Salone del libro di Torino, ha sottolineato quanto il libro sia un concentrato di saperi e di conoscenze che sono messe a sistema quando esso viene prodotto, distribuito e fatto conoscere al largo pubblico, con passione e professionalità. Tale valore non è sempre visibile in un contesto complesso che non valorizza come dovrebbe le diverse figure professionali che ruotano intorno al libro, soprattutto dopo la vendita e cioè in quel lento processo di promozione ed educazione alla lettura. È cioè necessaria un’azione continuativa e non solo legata a eventi sporadici. Nel dibattito introdotto da Rocco Pinto e Sara Platone, che hanno dialogato con colleghi e colleghe da tutta Italia, sono emersi molti spunti interessanti.

 

Innanzitutto, una riflessione sul ruolo di mediazione culturale della figura del libraio/a che è però costretto a espletare tante altre mansioni, dall’organizzazione di eventi alle relazioni con gli uffici stampa, dal rapporto con le scuole all’interazione con le biblioteche, fino alla progettazione di iniziative formative con associazioni culturali che durano tutto l’anno e che coinvolgono tutta la filiera del libro. Ciò che manca è una formazione comune che riesca a intercettare i bisogni formativi e i gusti di lettura dei giovani lettori e lettrici, intorno a cui ruotano gli adulti che avrebbero bisogno di una formazione trasversale pienamente in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu che mette al centro la sostenibilità economica, sociale, culturale, ambientale. Non tutti infatti riflettono su quanto inquini l’ambiente acquistare libri su Amazon e non tutti pensano a quanto invece rivolgersi a un negozio di prossimità – la libreria di quartiere – possa valorizzare le relazioni personali e rendere la libreria un luogo di incontro, di scambio e di confronto, cioè un presidio culturale e democratico. Nel momento in cui il dibattito pubblico appare tanto polarizzato su questioni divisive, avere luoghi in cui le diverse posizioni possono confrontarsi e convivere per arricchire gli sguardi reciproci sembra un’impresa davvero preziosa.

 

E lo è soprattutto per i giovani lettori e lettrici che in libreria entrano più di un tempo. Se ne è parlato nel pomeriggio in un dialogo moderato da Sara Platone con Giorgio Gizzi, libraio a Rovereto, e Fabio Geda, autore torinese di libri apprezzati dagli adolescenti. Si è parlato di giovani e pratiche di lettura al tempo del digitale, ma anche dell’invenzione dei giovani adulti (young adult) come categoria, dei ragazzi e delle ragazze che leggono (e non leggono a causa di altri impegni) incoraggiati o meno dal contesto familiare e scolastico in cui sono immersi, perché l’amore per la lettura è una questione intergenerazionale. E ci siamo chiesti come attirare i giovani in libreria e in biblioteca, come lasciare loro più spazio -al riparo da domande frenanti “ma leggerai davvero quel libro?”- e ci siamo domandati come metterci in ascolto per apprendere dall’esperienza e affrontare insieme l’ansia di fronte al futuro. Ci siamo inoltre chiesti come crescere lettori e lettrici forti e dotati di senso critico, per un ricambio generazionale, lungo il ciclo di vita.

 

È stato un bel confronto comunitario che ha ripreso i temi dell’inaugurazione, con la proposta di cercare spunti anche in altri paesi europei, come un operatore culturale francese ha suggerito nel suo intervento, illustrando alcune iniziative a sostegno del libro e della lettura in Francia attraverso il Centre National du Livre (CNL). E uno strumento per raccontare tanta complessità potrebbe essere una sorta di bilancio sociale delle librerie di comunità.