Anche in Sud America le celebrazioni per gli 850 anni del Movimento valdese

Pubblicazioni, incontri, celebrazioni organizzate dal ramo sudamericano della Chiesa valdese

 

Estela Amúz, Darío Dalmas e Oscar Geymonat, membri della Commissione che la Iglesia valdense del Rio de la Plata, il ramo sudamericano della Chiesa valdese, ha creato per celebrare gli 850 anni del Movimento Valdese, condividono in questa intervista alcuni dettagli dell’inizio del loro lavoro, gli obiettivi e i compiti che stanno sviluppando nell’ambito delle attività per ricordare il cammino intrapreso dal Movimento Valdese, prima del lancio di una serie di articoli che saranno disponibili sul sito dell’Iglesia.

 

Dopo diversi mesi di lavoro insieme, la Tavola valdese ha presentato anche il logo disegnato da Xavier Ferreyra, con la consulenza di Damián Ibarguren, per ricordare 850 anni di cammino e lavoro insieme, ed è l’immagine di apertura di questo articolo.

 

Come è nata la Commissione degli 850 anni?

«L’Assemblea sinodale del 2023 ha formulato un atto in cui ha sottolineato il valore di questa data come tappa importante della storia valdese e ha incaricato la Tavola Valdese, tra l’altro, di nominare una Commissione che promuova attività che le diano risalto».

 

Quali obiettivi si erano posti per la celebrazione/rievocazione della storia del movimento valdese?

Proprio tra questi due termini, “celebrazione – rievocazione”, abbiamo evidenziato che ci rimane il secondo. È un modo per riportare alla mente le fondazioni, lontane nel tempo ma necessariamente vicine nella coscienza, che hanno dato origine a questo movimento che la storia ha spinto verso la trasformazione in Chiesa. Il suo obiettivo era quello di essere un movimento di rinnovamento all’interno della stessa chiesa cattolica a cui apparteneva Valdo, che sicuramente morì cattolico.

 

E quanto agli obiettivi, abbiamo preso come motto una frase di Gian Mario Gillio apparsa sul settimanale “Riforma” del 12 gennaio in cui si dice che “un anniversario per una Chiesa cristiana non è un’occasione di autocelebrazione, ma un occasione per riflettere e progettare il futuro con rinnovata fedeltà al messaggio del Vangelo”. Iniziamo i nostri incontri ricordandola sempre e l’abbiamo presa come spunto nelle nostre comunicazioni. Nello stesso articolo l’autore ricorda il filosofo Mario Miegge il quale affermava che “l’interesse per la storia non è tanto per la storia in sé, ma per la coscienza che da essa deriva”». 

 

In relazione alle pubblicazioni previste, qual è il loro scopo?

«850 è una pietra miliare nel cammino. L’anno prossimo sarà un altro. Il nostro è un camminare. E in quel cammino stiamo costruendo una vita che è anche storia. Per questo abbiamo voluto mettere l’accento sul nostro passato immediato, su questo posto nel mondo e su una storia più vicina. Com’è stata la vita delle comunità valdesi nel XX secolo in Uruguay e Argentina? Potrebbe essere questa la domanda a cui stiamo cercando di rispondere. E pubblicare perché scrivere è perpetuazione della memoria. Ecco perché quest’anno è previsto che questa serie di consegne avverrà in formato digitale e che saranno diffuse attraverso i “social network”, per poi riunirle alla fine dell’anno in un volume cartaceo».

 

Come avete pensato ai temi proposti?

«Pensiamo agli ambiti della vita ecclesiale, alla gioventù, ai campi, allo sport, alla musica, al giornalismo… Quella diversità fa parte della vita. Sicuramente ne avevamo altri da considerare, nessuno scritto chiude la ricchezza della storia».

 

Come prosegue il lavoro della Commissione?

«Abbiamo proposto alla Tavola valdese, e anche all’Assemblea sinodale di gennaio, qual è il lavoro che abbiamo proposto, tenendo conto anche delle possibilità di realizzarlo. Quindi siamo andati sostanzialmente in tre direzioni e in esse intendiamo proseguire durante tutto l’anno: le pubblicazioni di cui abbiamo parlato, gli incontri nelle comunità e in altre istanze in cui siamo stati chiamati a parlare del tema e la partecipazione sui media, interviste radiofoniche, media scritti… Ecco dove va il nostro lavoro».

 

Le comunità possono entrare in contatto con voi?

«Ovviamente. Lo hanno già fatto da quando abbiamo annunciato la nostra proposta a febbraio e abbiamo avuto diversi incontri, e ne abbiamo altri in calendario. Finora dall’Uruguay. Ciò non significa che in Argentina non siano state realizzate, sicuramente lo sono, ma la nostra commissione ha ricevuto proposte al momento dall’Uruguay».