Pionieri antichi e nuovi

Un incontro in Svizzera per ragionare sul futuro delle chiese

 

Mi trovo nel monastero riformato di Kappel am Albis in Svizzera, dove dal 9 al 12 giugno si svolge lo European Gathering on Church Pioneering, un incontro a livello europeo di quelle persone che, nelle chiese, cercano di portare avanti progetti innovativi.

 

Partecipo a dei culti “tipici riformati” in una chiesa abbellita con quadri, fiori e candele, recitando salmi a cori alterni e cantando in latino. Quando domando se non suona strano per un culto riformato mi rispondono, ridendo, che dopo Calvino sono cambiati, hanno fatto delle innovazioni nel loro modo di vivere la fede e di essere chiesa.

Venendo qui ho letto in treno alcuni capitoli del nuovo libro Metodisti in Italia e, forse anche per questo motivo, si mescolano nei miei pensieri racconti di pionieri nuovi e antichi, i quali hanno portato e continuano a portare innovazioni.

 

Riflettendo sulle persone che dopo la breccia di Porta Pia sentivano il bisogno di portare la Bibbia e un nuovo stile di vita protestante in Italia, mi chiedo quale messaggio siamo oggi chiamati a portare alle persone intorno a noi. Qual è il Vangelo, la buona novella che l’Italia deve sentire e in che modo possiamo trasmettere il messaggio evangelico?

Perché la predicazione rimane grosso modo la stessa, cambiano forse gli accenti, ma i modi devono variare e hanno bisogno di continuo rinnovamento.

 

I pionieri inglesi insistono sul fatto che servono new places for new people, nuovi spazi (ma anche nuove modalità) per nuove persone. La chiesa tedesca, invece, insiste sul fatto che è necessario prima abbandonare qualcosa per essere pronti ad iniziare un percorso nuovo. Serve ex-novazione (per usare un termine che non esiste nella lingua tedesca e neanche in italiano) prima dell’in-novazione. Serve anche uno spazio adeguato per esprimere il lamento e per piangere su ciò che non ci sarà più, prima di poter festeggiare la novità.

 

La Chiesa metodista inglese racconta di come siano stati venduti vari stabili mettendo tutti i soldi ricevuti in un fondo per sperimentazioni innovative. Sta parlando una chiesa che, come la nostra, si autofinanzia. Raccontano di tanti dubbi e anche di critiche e malumori da parte di persone che hanno perso un luogo amato. Però ci fanno anche vedere le statistiche in cui continua la “stabile decrescita” che conosciamo pure noi, ma accanto ad essa ha avuto inizio una stabile crescita che dopo vent’anni di lavoro ha persino fatto crescere i numeri complessivi.

 

Sembra che un cambiamento sia possibile. Perciò rimane la domanda: chi dice la Parola che il nostro paese ha oggi bisogno di sentire?

 

Tratto da www.chiesavaldese.org