Accadde oggi, 17 giugno
17 giugno 1982, ritrovato il corpo di Roberto Calvi, il “banchiere di Dio”
Il ritrovamento sotto il ponte dei Frati Neri a Londra del corpo del presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi il 17 giugno 1982 è uno dei suggelli macabri ad una stagione di sangue e denaro, potere e avidità, rapporti indicibili e connivenze. Il caffè al cianuro di Michele Sindona 4 anni dopo sarà la chiusura del cerchio di un sistema di relazioni pericolose giunte da molti anni ad un punto di non ritorno.
Troppo complesso racchiudere in poche righe le parabole tragiche di questi presunti maghi della finanza, distrutti dalla sete di potere.
Calvi, Sindona, accecati da ambizioni personali, una volta persa la misura delle proprie azioni, fatti troppi passi più lunghi delle gambe, sono stati strumenti in mano a organizzazioni criminali, a poteri occulti, al mondo politico che li hanno utilizzati fin quando possibile.
Calvi con abili speculazioni e manovre finanziarie diventa padrone del Banco Ambrosiano, a prezzo però di fiumi di denaro da versare ai suoi interlocutori. Quando si presentano i problemi di liquidità, pensa di rivolgersi soprattutto ad uno dei principali beneficiari delle sue elargizioni: all’Istituto di Opere Religiose, lo Ior, diretto da monsignor Paul Marcinkus, che aveva una visione molto personale del servizio da rendere a Dio: «Non si può governare una chiesa con gli Ave Maria», precetto che sicuramente ha applicato assai bene nel suo lungo regno al vertice delle finanze vaticane.
Con i soldi dell’Ambrosiano lo Ior vuole in parte rientrare dalle voragini aperte dalle relazioni pericolose con Sindona e con la P2 di Licio Gelli, ma ancora di più vuole finanziare gruppi a loro contigui, come Solidarnosc in Polonia, su impulso diretto di Giovanni Paolo II.
Calvi ha fretta perché i milioni di dollari che ha “prestato” al di là del Tevere sono soldi delle mafie, che vanno sì ripuliti, ma che prima o poi vanno anche restituiti agli esponenti siciliani, ai camorristi, alla banda della Magliana.
È un mondo torbido, che vede sedere allo stesso tavolo preti e faccendieri, mafiosi e politici. Gli ultimi mesi di vita del banchiere sono una folle corsa in giro per l’Europa alla ricerca di documenti, carte da usare per ricatti, pressioni. E’ ormai una scheggia impazzita. Cammina ancora ma già è un uomo morto. La stessa morte non ha ancora dei responsabili: dopo decenni di depistaggi è per lo meno definitivamente caduta l’ipotesi del suicidio, ma ancora nel 2010 sono andati assolti Pippo Calò, cassiere della mafia siciliana, Flavio Carboni, ancora oggi al centro delle cronache, e Ernesto Diotallevi della banda della Magliana.