Eugenio Corsini fra letteratura cristiana antica e poesia

Un convegno nella ricorrenza dei cento anni della nascita ha ricordato lo studioso che fu allievo di Michele Pellegrino

 

Nel salone al quindicesimo piano del palazzo della Città Metropolitana a Torino, affacciato con splendida vista dell’arco di montagne ancora innevate, il 19 aprile si è svolto un convegno per il centenario dalla nascita di Eugenio Corsini.

Il mondo evangelico lo ricorda particolarmente per l’opera cardine di tutta la sua vita, quella sull’Apocalisse, a cui dedicò anni di studio, che innestò il rapporto fecondo con un altro studioso particolarmente appassionato all’interpretazione di quell’arduo testo biblico, Bruno Corsani. Nel dibattito che seguì la pubblicazione, l’amico di studi universitari e di sempre, Giorgio Bouchard, lo invitò a discuterne a due voci, in incontri nella chiesa valdese di Torino, seguiti con grande interesse da un folto pubblico.

 

Non mi era noto, però, che il professore, allievo come Bouchard di Michele Pellegrino e successore sulla sua cattedra (ebbe da lui un placet per la sua discussa interpretazione apocalittica), era stato anche un giornalista – e infatti questa giornata in memoriam è stata proposta non solo dall’Università di Torino, ma anche dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Così apprendo che Corsini fu fondatore e condirettore della rivista Civiltà classica e cristiana (1980-1993), redattore della rivista interdisciplinare Sigma e collaboratore con La Stampa, Avvenire, Il Nostro Tempo, l’Osservatore Romano. E non è un caso che abbia parlato ai colleghi proprio un giornalista culturale di razza come Bruno Quaranta, insieme ai professori universitari Valter Boggione e Giovanni Bàrberi Squarotti.

 

Questa multiformità di interessi fa di Corsini non solo il grecista e il filologo classico italiano, ma anche un intellettuale che ha coltivato le sue radici “langhette” (guai a dire il più usato termine “langarole”!), con una presenza costante nel paese di San Benedetto Belbo (Cn) – un centinaio di anime – di cui fu anche consigliere comunale, e nel quale organizzò mostre, incontri culturali e la famosa “Cantoria”, rinnovando la tradizione dei canti popolari piemontesi. E infatti nel pomeriggio del 15 aprile abbiamo avuto anche dal vivo le relative canzoni, con la soprano Elisabetta Zanellato e il fisarmonicista Pierfortunato Raimonto, oltre che la proiezione di filmati, per l’organizzazione dell’autore e regista Giulio Graglia, e la testimonianza di Daniele Cerrato, figlio di Ugo, amico di Eugenio e di Fenoglio, il grande scrittore che ha coltivato sempre le radici di Langa, e che nei suoi romanzi le ha rievocate, così come le vicende drammatiche della Resistenza.

 

San Benedetto fu bruciato per ritorsione dai nazisti, e le uniche case che si salvarono furono quelle della famiglia di Ugo Cerrato, e quella “della maestra”, lì di fronte, che Corsini poi comprò e restaurò con infinita dedizione – dove d’estate tuttora vivono la moglie Maria Robino e il figlio Giovanni – e in cui per anni ricevette i compagni di giovinezza, i “due Giorgi”, Bouchard e Bàrberi Squarotti, potendo io intervistarli – e anche il vivacissimo Ugo Cerrato – nel libro Tre amici (Effatà, 2009), la cui copertina ritrae proprio quella casa, in un dipinto di Eugenio. Sì, perché lui aveva anche una vena artistica – come è stato ricordato – dipingeva, era autore di poesie molto stimate da Bàrberi, ma poco diffuse, per il severo divieto del suo maestro Pellegrino a coltivare quella dimensione, a causa della carriera accademica. Io ne ho un libretto dedicato, e ora saranno tutte ripubblicate per riconoscere a Eugenio Corsini anche questi doni.