Dobbiamo prepararci alle siccità del futuro (e del presente)

Intervista a Stefano Mariani di Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

 

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha comunicato lo stato della disponibilità idrica in Italia, con uno sguardo al 2023.

 

Basta un dato a raccontarci (quasi) tutto: sebbene le cose siano migliorate rispetto al 2022, nell’anno successivo si è ridotta del 18% la disponibilità di acqua rispetto alla media annua calcolata dal 1951. Ormai la parola siccità è entrata a far parte delle nostre discussione, e il cambiamento climatico ci dice che che in futuro sarà sempre più frequente.

 

Ne parliamo allora con l’Ing. Stefano Mariani (già intervistato su questo tema lo scorso anno), al quale chiediamo innanzitutto come vengano calcolate queste cifre, per poi andare nel dettaglio rispetto alle zone italiane che al momento sono più in difficoltà (la Sardegna e, soprattutto, la Sicilia, dov’è in corso un razionamento dell’acqua).

 

Ci soffermiamo infine su uno sguardo rivolto al futuro, perché anche se prendessimo finalmente, a livello globale, le decisioni necessarie per abbandonare i combustibili fossili, il cambiamento climatico è comunque già avviato, e anche nelle prospettive migliori dobbiamo aspettarci maggiori siccità: dobbiamo essere pronti.

 

 

 

Nella foto il Ponte della Becca, alla confluenza fra i fiumi Po e Ticino