Bach: una “Passione” che dura da 300 anni

Il venerdì santo del 1724 il compositore tedesco eseguì per la prima volta la sua Passione secondo Giovanni

 

300 anni fa, il venerdì santo del 1724 (7 aprile), Johann Sebastian Bach(1685-1750) eseguì per la prima volta la sua Passione secondo Giovanni nella chiesa di San Nicola a Lipsia.

Lo racconta il sito internet della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) in un articolo tradotto in italiano dall’ufficio comunicazione della Celi, la Chiesa luterana in Italia.

 

Il racconto dell’evangelista Giovanni sulla cattura, l’interrogatorio e la crocifissione di Gesù, trasformato in musica piena di drammaticità e passione. Una composizione nuova subito criticata perché «troppo operistica, troppo innovativa».

Eppure, ancora oggi, la Passione secondo Giovanni genera un effetto quasi magico a cui quasi nessun ascoltatore può sfuggire.

Nonostante il tema descriva un tema tragico, la passione e crocifissione di Gesù, Bach non abbandona gli ascoltatori alla tristezza ma la musica apre alla fiducia.

 

Johann Sebastian Bach, sebbene fosse ammirato dai suoi contemporanei principalmente come eccezionale clavicembalista, organista ed esperto di costruzione di organi, è stato anche uno dei più grandi compositori di tutti i tempi. Oltre a fine teologo luterano, considerato nell’immaginario collettivo tedesco, come una sorta di «quinto evangelista».

La Passione secondo Giovanni subì diverse revisioni da Bach e, alla fine, oggi se ne contano quattro versioni. Cinque, in realtà, se si considera la versione che è il frutto di una “mescolanza” delle quattro precedenti.

 

Quest’anno a Lipsia l’Orchestra del Gewandhaus e il Coro di San Tommaso hanno commemorato questo anniversario e, sotto la direzione dell’attuale Thomaskantor di Lipsia Andreas Reize, hanno interpretato la Passione di San Giovanni il giovedì santo (28 marzo) nella Thomaskirche e nella Nikolaikirche il venerdì seguente (29 marzo).

È stata suonata la versione del 1724, la prima, quindi, senza modifiche né aggiunte successive.

 

Che passione per la Passione

Nel nostro caso il termine viene dal latino ‘patior’ che significa soffrire, sopportare. Da qui anche pazienza, paziente, etc… La storia della passione di Cristo è descritta dai quattro vangeli canonici: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. I primi tre di questi (noti anche come sinottici) hanno tutti versioni simili della storia. La narrazione della Passione nel Vangelo di Giovanni, invece, varia notevolmente.

La storia del Vangelo di Giovanni è giustapposta alle reazioni personali a ciò che accade nelle arie. I corali riflettono i sentimenti del gruppo, della comunità.

 

Il racconto della Passione secondo Matteo veniva comunemente ascoltato come il Vangelo della Domenica delle Palme, mentre la versione di Giovanni il Venerdì Santo. Fino all’avvento della Riforma, il testo era letto e cantato in latino, a cappella utilizzando canto piano, omofonia e polifonia. Nel corso dei successivi 150 anni circa, grazie proprio all’opera di Bach, si è arrivati all’oratorio della Passione, un’opera che fonde corali, testi non biblici e devozionali con passaggi gospel: tutti cantati in tedesco.

 

…da far girare la testa

È stato scritto che, tra tutte le opere di Bach, la storia compositiva della Passione secondo Giovanni è di gran lunga la più complessa.

Differentemente dalla sua “sorella” successiva e più illustre, la Passione secondo Matteo del 1727, che, invece, subì pochissime e insignificanti modifiche.

Articoli, saggi, critiche, descrizioni, è innumerevole la produzione letteraria che riguarda la Passione secondo Giovanni: così estesa da far girare la testa. Dettagli, differenze, fonti, perfezionamenti, escissioni e aggiunte che portarono, appunto, alla redazione delle quattro versioni da parte di Bach.

 

Il confronto tra le “due” passioni è spesso stato inevitabile. Mentre la Passione secondo Matteo è una successione quasi continua del racconto, che conferisce all’opera un carattere più contemplativo e devozionale; la Passione secondo Giovanni ha un testo più complesso, che attinge ai capitoli 18 e 19 del Vangelo di Giovanni (nella traduzione di Martin Lutero). E due brevi interpolazioni dal Vangelo di Matteo; alcuni estratti dal Salmo 8. Ma anche testi non biblici come i versi corali e poesie sulla passione di Christian Weise, Heinrich Postel e soprattutto Barthold Heinrich Brockes.

 

Il libretto di quest’ultimo, del 1712, Der Für die Sünden der Welt Gemarterte und Sterbende Jesus (“Gesù torturato e morente per i peccati del mondo “), noto come Passione di Brockes, è una meditazione libera e poetica sulla storia. Già musicata, tra gli altri, da Telemann, Händel e Mattheson.

 

Un’opera “cosmica”

La particolarità della Passione risiede nel suo carattere e sapore distinti che si riflettono nell’intenzione principale del Vangelo di Giovanni: fornire una spiegazione cosmica per il fenomeno di Cristo, concentrandosi su Cristo come sovrano eterno e onnipresente piuttosto e non solo sulla sua sofferenza.

Un tema stabilito fin dal “ritornello” di apertura. Bach sembra aver pensato al corale “Durch Dein Gefängnis” (attraverso la prigione) come al punto centrale e cardine dell’opera: su entrambi i lati ci sono i cori “Wir Haben ein Gesetz” (c’è la legge) e “Lässest du Diesen Los” (lasciatelo andare), che condividono la stessa musica; mentre l’aria “Es ist Vollbracht” (“È compiuto”), il culmine della narrazione, è circondata dai versi del corale “Jesu Kreuz, Leiden und Pein”.

 

Un’opera cosmica, quindi, che 300 anni dopo continua ad affascinare e coinvolgere chiunque l’ascolti nella prospettiva della fiducia e della speranza che la fede può stabilire.

 

 

 

Foto di Johnhuxley