Uzbekistan: sempre più strette sulla libertà religiosa

Dal 2021 una chiesa battista di Bukhara, privata dell’edificio reso inagibile da un allagamento, non riesce ad avere un luogo in cui riunirsi. Intanto, chiudono le sale pubbliche di preghiera per i musulmani create nel 2019

 

Nel maggio 2021 la rottura di alcune condutture idriche pubbliche nella città sud-occidentale di Bukhara ha causato gravi danni alla Baptist Union Church registrata, sita in una parte storica della città dal 1971. Le autorità hanno ignorato gli appelli della chiesa ad attivarsi per fermare l’allagamento e per riparare le condutture dell’acqua; dopo due giorni, l’allagamento si è fermato ma i funzionati hanno posto i sigilli all’edificio vietando ai battisti di utilizzarlo perché pericolante. «Abbiamo provato ad affittare altri luoghi per incontrarci», hanno riferito alcuni responsabili della chiesa battista, «ma non abbiamo avuto il permesso perché quei locali non erano registrati per tenere cerimonie o incontri religiosi. Le autorità finora non ci hanno aiutato a risolvere questo problema». Risultato: dal maggio 2021 la Chiesa battista non ha un luogo in cui riunirsi per svolgere il culto pubblico. Nel tempo la congregazione è scesa da circa 70 a 30 persone.

 

Le autorità non hanno spiegato a Forum18 perché ai battisti è impedito di incontrarsi dal maggio 2021. All’inizio del 2023, i funzionari dell’amministrazione regionale di Bukhara hanno proposto ai battisti un edificio di stoccaggio abbandonato. «L’edificio purtroppo ha bisogno di molti lavori di riparazione», ha dichiarato la chiesa a Forum18. «Le autorità ci hanno promesso che presto inizieranno a restaurarlo, ma finora non è stato fatto alcun lavoro».

A seguito delle pressioni esercitate da Forum 18, sono iniziati i lavori per l’edificio. «Ma gli operai non sono qualificati e abbiamo paura che ci venga dato un altro edificio che potrebbe crollare». I battisti hanno chiesto all’amministrazione comunale di Bukhara i progetti architettonici per il nuovo edificio, ma non li hanno ottenuti. «Continuano a dirci di non preoccuparci perché andrà tutto bene».

In Uzbekistan anche la minoranza musulmana è sotto tiro delle autorità governative.

 

In un decreto presidenziale del 5 gennaio 2019, il presidente Shavkat Mirziyoyev (che non ha mai affrontato elezioni libere ed eque) aveva ordinato alle compagnie statali Uzbekistan Airways e Uzbekistan Railways di creare sale di preghiera musulmane per rilanciare l’industria del turismo. In effetti sale di preghiera sono state aperte anche in altri luoghi pubblici, come distributori di benzina e ristoranti.

Purtroppo però ora il regime sta chiudendo queste sale.  Alcuni dipendenti di ristoranti e distributori di benzina hanno riferito a Forum18 e ai difensori locali dei diritti umani che il Ministero dell’Interno ha dichiarato nel dicembre 2023 che le sale di preghiera erano state chiuse perché «alcuni criminali scappati da una prigione a novembre avrebbero potuto usarle».

 

Avazjon Khasanov, vice capo del «Dipartimento per la lotta contro l’estremismo e il terrorismo» del Ministero degli Interni, responsabile dei casi di libertà di religione o di credo, il 19 gennaio scorso ha confermato a Forum18 che il Ministero degli Interni ha ordinato la chiusura delle sale di preghiera senza fornire valide motivazioni. Attualmente rimangono aperte solo le sale di preghiera negli aeroporti internazionali di Tashkent e Samarcanda.

Khasanov non ha spiegato perché le sale di preghiera in tutto il Paese sono state chiuse. Ha invece affermato che «ci sono moschee molto più grandi e confortevoli. Non c’è bisogno di quelle piccole sale di preghiera». Quando Forum 18 ha chiesto come i musulmani che vogliono pregare cinque volte al giorno possano farlo se si trovano in luoghi pubblici, Khasanov è rimasto in silenzio, e poi aggiunto: «Non posso parlarvi di questi problemi al telefono. Per favore inviate le vostre domande al Ministero per iscritto».

 

Tra il 19 e il 25 gennaio Forum 18 ha cercato di contattare i funzionari del Comitato per gli affari religiosi di Tashkent. Finora non c’è stata risposta.