Il cristiano tra resurrezione e giudizio

 Il carme composto da un Anonimo e dedicato al destino dell’essere umano

 

Un Anonimo dedica al tema della escatologia (del “prima” e del “dopo”; ovvero, del discorso su ciò che è “ultimo”; in altri termini, del destino finale del cristiano) un carme in latino, ora in edizione italiana presso Città Nuova a cura di Miryam De Gaetano*. «Nonostante la maggior parte dei codici pervenuti rechi nel titolo il nome del destinatario più o meno specifico ([…] Flavio Felice/Felice/Flaviano), il poeta si rivolge a una pluralità indefinita di lettori o uditori interessati a una proiezione ultraterrena dell’esistenza»; i quali, dati riferimenti letterali di autori pagani mirati, fanno presupporre «… un destinatario colto e non digiuno delle verità di fede» in forza di un utilizzo costante di citazioni di passi apocalittici tanto dall’Antico quanto dal Nuovo Testamento, segnatamente nel descrivere il ritorno di Dio sulla terra.

 

L’attribuzione del Carme è un capitolo alquanto travagliato. Sette codici ne danno l’attribuzione a Cipriano e due altri a Tertulliano – smentite entrambe dalle ricerche attuali in forza di motivi linguistici e stilistici, così lasciando il dibattito ancora aperto. L’Anonimo “imita” più autori, soprattutto «un Virgilio già risemantizzato in senso cristiano, che diviene modello quasi esclusivo in segmenti del carme come la descrizione del Paradiso o dell’Inferno». Accanto a lui, poeti di scuola: Lucrezio, Ovidio, Lucano e Stazio. Di incerta collocazione geografica e databile fra il V e il VI secolo, il Carme è un componimento di 406 versetti articolato in cinque macro-sezioni: un proemio; un inno al Dio creatore e racconto della creazione del mondo, del genere umano e del suo peccato che conduce alla morte; la dimostrazione della resurrezione dei corpi; la narrazione del giudizio universale e dello stato di giusti ed empi; un’esortazione alla conversione.

 

Il proemio (vv. 1-42) “riassume” il tema del Carme: le verità di fede quanto agli eventi ultimi. «A un tempo, nel carme rammenterò le fiamme eterne,/ come l’immenso mare gonfi le turgide onde,/ quale potenza faccia tremare la solida terra» (vv. 12-14). Il fine della composizione poetica sta nell’offrire ai lettori la possibilità di appropinquarsi al messaggio cristiano: «Comporrò tali carmi con arte armoniosa/ e trarrò dalle fonti l’acqua a noi salutare (vv. 33-34). L’inno al Dio creatore traccia il percorso che conduce alla salvezza (vv. 43-100). Il cristiano deve ricordare «…che bisogna pregare questo unico e solo Dio,/ che pose in equilibrio tutto il mondo sotto la soglia del cielo/ […] Egli che plasmò l’uomo in cui si è compiaciuto per l’eternità,/ gli concesse di essere pastore delle greggi, signore delle fiere/ e gli diede il potere sugli uccelli, il dominio del mare e del suolo» (vv. 43-44, 51-53).

La dimostrazione della resurrezione dei corpi (vv. 102-136), certezza di fede, è espressione dell’onnipotenza del Dio creatore: «Forse che Dio onnipotente, dal volere del quale ogni cosa è governata,/ non avrebbe la potenza di restituire la vita dopo la morte?/ […] Se la fiamma del rogo per caso distrusse qualche cadavere/ […] niente impedirà che ciascuno abbia l’ultima morte;/ è necessario che gli uomini compaiano davanti a Dio vivi/ e che stiano alla sua presenza con i loro corpi ricostituiti» (vv. 102-103, 113, 118-120).

 

Nel giorno del giudizio (vv. 137-371) il mondo sarà terribilmente scosso. «[…] non appena il mondo tremerà alla voce divina/ e smosse all’improvviso le potenze dell’alto cielo,/ allora uno straordinario fragore e altissimi mormorii del cielo/ all’avanzare di Dio, alla venuta del giudice del mondo./ […] Le schiere degli angeli discendono dappertutto sulla terra, tutti messaggeri di Dio, che possiedono un’intelligenza divina e un corpo straordinario, tutti spiriti della Potenza. / […] Quindi facilmente per ordine di Dio, con voce potente,/ aperti uno dopo l’altro i sepolcri in tutti i regni, tutta la terra rilascia le ossa attraverso ampie voragini,/ e il suolo spalancandosi vomita uomini viventi./ […] In seguito, il Signore ordinerà che la moltitudine si presenti in due gruppi//e comanda che i giusti siano distinti dalla folla dei malvagi…» (vv. 137-140, 143-149, 152-160, 167, 176-178, 186-187).

L’esortazione finale (372-406) è mirata alla conversione. «[…] finché si ha vita, finché è lecito vedere la luce,/ finché è lecito pentirsi prima che la fine del tempo/ sorprenda gli incauti e che quell’ultimo giorno, che è vincolato/ da una legge di morte, chiuda gli occhi inconsapevoli,/ questa rimane la cosa più importante, attendete indefessamente alla salvezza preziosa/ e intraprendete volentieri e certi il buon cammino» (380-385).

 

L’Introduzione di Miryam De Gaetano è una eccellente ed esaustiva guida al testo unitamente alle note, non accessibile ai soli studiosi. Vengono esaminati struttura e contenuti del Carme, il contesto storico-letterario in cui esso è calato e annotazioni critiche che affronta tre temi: la questione della paternità, proposte di emendamento all’edizione Waszink, una nota al testo latino e alla traduzione italiana; infine, una corposa bibliografia.

*Carme a Flavio Felice sulla resurrezione e sul giudizio, a cura di M. De Gaetano. Roma, Città Nuova, 2023, pp. 176, euro 27,00.