A Torino l’inaugurazione della sede dell’ ”Associazione Filippo Scroppo”

Una mostra, “Dire…Infinito” e una festa per ricordare il pittore  nativo di Riesi che visse a lungo a Torino e Torre Pellice

 

Adesso Filippo Scroppo, pittore valdese, non dà il nome soltanto alla Galleria che  fondò con le sue “Mostre d’arte contemporanea” e una strada a Torre Pellice – dove visse negli ultimi anni, molto amò, e dove morì – ; non ha solo due libri scritti dalla figlia maggiore Erica * ma anche una Associazione culturale a lui dedicata, promossa a Torino dalla figlia più piccola Egle, anch’essa pittrice. E anche la nativa Riesi gli ha dedicato una Sala Archivio  della Chiesa valdese ,e l’ Auditorium del centro polivalente comunale.

 

 Sabato scorso l’antica e bellissima casa in via Della Rocca a Torino in cui abitò – insegnando all’Accademia Albertina, collaboratore di Casorati e poi docente  alla “Scuola libera del nudo”, scrivendo come critico d’arte su riviste e quotidiani come l’Unità, Agorà e La Fiera Letteraria , inserito in tutto il ricco mondo intellettuale ed artistico – si è riempita per l’inaugurazione di una folla festosa di amici: artisti, letterati, scrittori e critici, un centinaio forse … 

Per l’inaugurazione della sede dell’ ”Associazione Filippo Scroppo”– con la collaborazione di un’altra associazione culturale, la CSA Farm Gallery-  si è organizzata una mostra dal titolo evocativo “Dire…Infinito”: cinque artisti, diversi negli stili, ma accomunati dalla sfida di esprimere coi loro linguaggi l’approccio a questo coinvolgente tema. Erano esposte nel salone fino all’entrata le loro opere, illustrate nel catalogo da Giovanni Cordero: Laura Berruto, che «intende la fotografia non come reportage aneddottico»,ma come un’inquadratura che «restituisce un’immagine che scava negli anfratti più nascosti della realtà»; Enzo Bersezio, che «vede l’infinito nel finito» dove «lo spazio pittorico-scultoreo viene nello stesso tempo riempito e svuotato, invaso e negato»; Om Bosser, le cui opere «raccontano del teatro del tempo»; Egle Scroppo, la cui arte che «ha le forme dialoganti del linguaggio e della narrazione, metafora della complessità e molteplicità di un mondo senza confini»; Gianni Maria Tessari che «riconsidera il tempo attraverso le immagini sbiadite della memoria», denunciando «la drammaticità» del nostro presente.

 

Filippo Scroppo, nato a Riesi da una famiglia valdese impegnata nell’attività della chiesa, sviluppò insieme alla passione per l’arte una profonda vocazione religiosa, che lo portò a studiare Teologia, oltre che a coltivare i suoi interessi culturali con la laurea in Lettere a Torino, e venne giustamente definito nel libro biografico di Erica “il Pastore dell’Arte”. Giunto alle Valli per un convegno dei giovani della Fuv e successivo Sinodo, decise di rimanervi, sviluppando le  sue radici, religiose e artistiche che ebbero i due poli fondamentali nelle Valli e in Torino, insieme all’ orgoglio della sua nativa sicilianità.

 

*Erica Scroppo, “Filippo Scroppo (1910-1993)- Il Pastore dell’Arte”, Claudiana,2016, e “Il margine si fa centro- F. Scroppo e la Mostra d’Arte Contemporanea a Torre Pellice dal 1949 al 1991”,Web&Com,2019