La testimonianza di fede delle madri
Un giorno una parola – commento a I Timoteo 1, 5
Ascolta la meditazione:
Ricordati dei giorni antichi, considera gli anni delle età passate, interroga tuo padre ed egli te lo farà conoscere, i tuoi vecchi ed essi te lo diranno
Deuteronomio 32, 7Ricordo infatti la fede sincera che è in te, la quale abitò prima in tua nonna Loide e in tua madre Eunice, e, sono convinto, abita pure in te
I Timoteo 1, 5
La Bibbia ci parla attraverso la testimonianza umana degli autori dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ci parla cioè servendosi del loro linguaggio e della loro cultura, necessariamente limitati e legati alla società e alla cultura del loro tempo. Questo spiega perché gli autori biblici siano di norma uomini e non donne e si esprimano secondo una mentalità spesso patriarcale. Così, se da Luca 8, 1-3 noi sappiamo che con Gesù non c’erano solo discepoli, ma anche delle discepole che stavano insieme a lui esattamente come i maschi, poi però Luca stesso e gli altri evangelisti hanno steso una cappa di silenzio su quelle presenze “scomode” per l’epoca, e non ne parlano mai fino a quando le donne ricompaiono nei momenti peraltro decisivi della morte e della risurrezione di Gesù.
Il versetto di oggi rompe anch’esso il muro di silenzio sulle donne e ci dice che “la fede sincera” di Timoteo è venuta a lui, a livello umano, dalla componente femminile della sua famiglia. Da quel che ne sappiamo, Timoteo non doveva essere un “cuor di leone”, pure, in tempi di persecuzione, ha saputo perseverare nella fede, forse proprio perché l’ha ricevuta, con la vita, dall’amore di sua madre e sua nonna.
Nel nostro tempo secolarizzato, in cui non si è più cristiani e cristiane perché di famiglia cristiana, ma si decide di esserlo per un dono di grazia, la fede ereditata da Timoteo da un lato è inattuale, ma dall’altro ci colpisce come un “dono doppio” da lui ricevuto dalla grazia del Signore e anche dalla testimonianza di sua mamma e di sua nonna. Amen.