La Confessione di fede battista del 1644

Un’espressione della fede che ebbe anche una rilevanza pubblica

La Commissione storica dell’Ucebi presenta, in traduzione italiana, La Confessione di fede battista del 1644 a cura di Martin Ibarra y Perez per le edizioni Gbu*. La prima Confessione di fede dei battisti particolari (calvinisti) viene pubblicata a Londra nel mese di ottobre 1644 da «quelle congregazioni chiamate comunemente, anche se ingiustamente, anabattiste». Le chiese che sottoscrissero, attraverso quindici loro rappresentanti, erano sette.

Le personalità di maggiore spicco tra i firmatari della Confessione del 1644 erano John Spilsbury, Paul Hobson e William Kiffin. Quest’ultimo e Samuel Eaton furono i primi a sostenere la necessità del battesimo dei credenti come atto costitutivo per la fondazione delle nuove chiese secondo il modello del Nuovo Testamento. Kiffin aveva già pubblicato nel 1642 un trattato sul “legittimo soggetto del battesimo” in cui si confutavano le tesi che giustificavano il battesimo degli infanti. La Confessione del 1644 venne presentata al Parlamento nella sua seconda edizione, quella del 1646, mentre era in guerra contro il monarca inglese Carlo I, «per mostrare la loro identificazione con la teologia calvinista maggioritaria tra le forze del Parlamento e per difendersi dall’accusa di essere anabattisti, cioè un pericolo per la nazione inglese» (p. 14). Le chiese firmatarie della Confessione operarono nella clandestinità fino al 1641, anno in cui fu abolito il tribunale inquisitoriale anglicano dell’Alta Camera; infatti, coloro che non erano allineati con la Chiesa di Stato venivano puniti con il carcere, l’esilio, «o addirittura con la pena di morte chi negava alcune delle dottrine più controverse come il ribattesimo, la negazione della validità delle ordinazioni anglicane, la negazione della supremazia regale in materia religiosa» (p. 8).

I battisti oltre a vivere e a operare in un clima a loro ostile, avvertirono la necessità di difendersi da diverse accuse prive di ogni fondamento. La Confessione del 1644 dunque nasce per confutare in particolare le false accuse di anabattismo, di immoralità nell’amministrazione del battesimo, di ribellione alle autorità. Pur essendo un gioiello teologico, essa non è originale e 26 dei suoi 52 articoli provengono con poche variazioni, da una Confessione di fede di una chiesa separatista del 1596 detta A true Confession. Sono presenti, però, anche differenze sostanziali che riguardano il concetto di chiesa come comunità visibile di santi battezzati, il battesimo dei credenti per immersione, i rapporti dei ministri (pastori) con la chiesa stessa, la vita del credente eletto improntata alla testimonianza, il rapporto della chiesa con lo Stato e con la magistratura, e la collaborazione tra le chiese.

La Confessione si suddivide in cinque parti (la suddivisione in cinque capitoli e i titoli dati in questa edizione non sono parte del testo originale): Il fondamento trinitario; Il fondamento cristologico; La vita cristiana degli eletti; La chiesa; Il rapporto chiesa stato. Il credente e il governo civile. Non potendo, per motivi di spazio, entrare nel merito dei singoli articoli, rimandiamo alla corposa introduzione alla Confessione del pastore Ibarra che ci fa apprezzare questo gioiello teologico dei battisti del XVII secolo.

* M. Ibarra y Perez (a c. di), La Confessione di fede battista del 1644. Chieti, Ed. Gbu, 2023, pp. 125, euro 14,00.