Perseverare nella parola del Signore

Un giorno una parola – commento a Giovanni 8, 31

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Ascoltate la mia voce; sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo

Geremia 7, 23

Gesù dice: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli»

Giovanni 8, 31

Perseverare in una parola? Ma la parola non è l’effimero per eccellenza? Appena pronunciata, già sparisce e si spera che ci sia qualcuno nei dintorni ad ascoltarla, altrimenti la sua brevissima esistenza è stata inutile.
Eppure, se lo scopo è quello che Gesù indica, ossia essere suoi discepoli, discepole, non abbiamo altro.
Non abbiamo una garanzia scritta, come quella che possiamo ottenere quando acquistiamo un elettrodomestico, un documento che certifichi tanto il nostro essere discepoli quanto i diritti che ci spettano da questa condizione.
Non abbiamo una medaglia da appuntare sul petto, un qualunque simbolo che immediatamente ci identifichi come suoi discepoli, discepoli, con tutti i rischi, ma anche gli onori che ne conseguono.
Non abbiamo neanche un inno da cantare in coro, una bandiera che si vede da lontano da seguire; anche quello potrebbe essere un segno identitario, qualcosa che stabilisca chiaramente chi è dentro e chi è fuori del gruppo dei discepoli.
No, noi abbiamo unicamente una parola che non siamo neanche noi a pronunciare e men che meno a scegliere. Una parola che è pronunciata sottovoce, mai urlata da colui che vogliamo provare a seguire. Una parola sempre uguale a se stessa, eppure sempre diversa; una parola scomoda, eppure mite, come scomodo e mite è colui che ce la offre.
E in questa parola noi siamo chiamati a perseverare. Sarebbe più facile vivere dell’entusiasmo del momento di gloria, ma quello che siamo chiamate e chiamati a fare è prendere la parola che ci chiama come guida nella quotidianità della nostra esistenza, non per banalizzare e mortificare la parola, ma al contrario perché da essa ogni nostro giorno, ogni gesto, ogni scelta possano assumere un valore nuovo, diverso, una pienezza che da soli non avrebbero.
È in questa quotidiana perseveranza all’ascolto, alla meditazione e all’applicazione della parola il nostro essere discepole e discepoli del Signore che in Gesù Cristo ci parla. Altro non abbiamo, semplicemente perché altro non ci serve. Amen.