Si è chiuso il Tempo del Creato 2023

Molte le iniziative in ambito protestante. Il commento della Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia/em>

Si è chiuso ieri il periodo liturgico conosciuto come “Tempo del Creato”. Apertosi il 1° settembre, per convenzione stabilita a livello ecumenico, il Tempo del Creato termina nel giorno in cui i cattolici celebrano Francesco d’Assisi. Sono moltissime le iniziative realizzate in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’Italia, e in particolare le chiese protestanti, abbiamo chiesto alla Commissione globalizzazione e ambiente (Glam) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) una ricognizione di quanto è stato organizzato, da nord a sud.

«Quest’anno la Glam ha potuto registrare un incremento di attenzione al tema – ci racconta Antonella Visintin, componente della Commissione –. Vorremmo ricordare, tra le altre, le celebrazioni a livello comunitario della chiesa valdese di Roma, delle chiese battiste di Montesacro, Albano e Civitavecchia, delle chiese valdesi di Firenze, Riesi, Agrigento e Verona, della chiesa metodista di Novara. Ci sono poi state alcune celebrazioni ecumeniche a Civitavecchia, Tarquinia (Semi di pace), Torino e Biella». Marce, preghiere, eventi, dossier, una ciclo-staffetta… moltissime, anche, le diverse forme scelte da chiese e comunità per celebrare questo periodo.

«Incoraggiamo le comunità a mantenere l’attenzione sulla salvaguardia del creato anche durante il resto dell’anno» prosegue Visintin, richiamando inoltre alle parole che sono risuonate a livello ecumenico. «Alla Conferenza cristiana dall’Asia, il 28 settembre scorso, il Segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) Jerry Pillay ha aperto il suo discorso dicendo: “Stiamo vivendo tempi difficili. Il mondo è in crisi. Oggi la minaccia esistenziale è globale e minaccia l’integrità della vita sulla terra come la conosciamo. Il mondo sta affrontando molteplici shock – ha aggiunto -. Tuttavia, le istituzioni politiche sono caratterizzate da un’incapacità o da una riluttanza ad affrontare queste sfide multidimensionali e complesse. Solo una risposta olistica e trasformativa a queste crisi, che supererà anche gli ostacoli politici e sociali, può darci tregua da queste sfide esistenziali”».

Pillay ha riflettuto inoltre su come le chiese e i movimenti ecumenici siano chiamati a rispondere a queste sfide globali, in particolare alla crisi climatica. «L’attuale crisi ecologica è una grande sfida per l’umanità – ha affermato -. Come Dio ama e si prende cura di tutta la creazione, così dobbiamo esprimere ed esercitare la cura della creazione».

Essere creati a immagine di Dio offre un grande onore e una grande responsabilità, ha continuato Pillay. Responsabilità sociali ed ecologiche. Gli esseri umani sono gli amministratori di tutto ciò che Dio ci ha conferito. Ha concluso Pillay: «Siamo chiamati ad essere amministratori fedeli, ma solo finché l’amministrazione è intesa come servizio giusto e benevolo in favore degli interessi del genere umano e non umano. Dio ha creato non solo il visibile ma anche l’invisibile. Dio è l’unica fonte e il provvidenziale benefattore di tutto l’esistente».