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Un fondo per sostenere chi vuole diventare pastore

Di fronte alla prevista carenza di nuove leve, la Chiesa evangelica riformata del Cantone di Vaud in Svizzera ha istituito un “Fondo di formazione solidale” per incoraggiare le persone che desiderano avviare un percorso verso il ministero pastorale o diaconale.

In un momento in cui le Chiese riformate si preparano ad affrontare una grave crisi per quanto riguarda la prossima generazione, l’Eglise réformée vaudoise (Eerv) cerca di anticipare i propri bisogni. Oltre al rapporto commissionato dal Consiglio sinodale (organo esecutivo) su “Professioni ecclesiastiche e teologia dei ministeri”, l’Eerv ha anche avviato discussioni per facilitare l’accesso al ministero pastorale.

A tal fine, «una delegazione del Consiglio sinodale ha incontrato i rappresentanti delle facoltà di Losanna e Ginevra nel novembre 2022», ha annunciato il consigliere sinodale Christian Daenzer al Sinodo del 9 e 10 giugno. Le sue parole sono riportate dal sito elvetico www.réformés.ch . «I nostri interlocutori hanno presentato una bozza preliminare di un modello di formazione accelerata per il pastorato, che riteniamo molto interessante, e attendiamo informazioni più precise prima di prendere posizione», aggiunge.

In previsione dell’introduzione di un nuovo programma di formazione, l’Eerv ha deciso di istituire un “Fondo di solidarietà per la formazione” per sostenere meglio coloro che decidono di formarsi per il ministero pastorale o diaconale.
Mentre il Consiglio sinodale aveva proposto di mettere il fondo a disposizione di chiunque volesse seguire una formazione per «servire l’Eerv», la maggioranza dei delegati ha deciso di limitare l’accesso al fondo alle persone «in formazione per il ministero pastorale o diaconale!. Frédéric Amlser, delegato della Facoltà di Teologia e Scienze Religiose (Ftsr), si è detto particolarmente favorevole a questo restringimento dell’accesso: «Questo sostegno dovrebbe essere riservato ai pastori e ai diaconi, che sono i settori in cui c’è carenza», ha affermato.

Christian Daezer, in rappresentanza del Consiglio sinodale, non ha nascosto la sua delusione per la decisione del Sinodo di limitare l’accesso a tale fondo. Secondo la relazione del suo collega Jean-Baptiste Lipp sulle professioni ecclesiastiche, la prima priorità individuata era proprio «aprire l’orizzonte delle professioni ecclesiastiche, troppo spesso limitate ai due ministeri consacrati (pastorato e diaconato)».