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«Dalla parte delle vittime»

Jean-Marc Sauvé l’aveva promesso. La risposta della Commissione Ciase all’Accademia cattolica di Francia è severa. In un testo di 54 pagine messo online nel tardo pomeriggio di mercoledì 9 febbraio e convalidato da tutti i suoi membri, la commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa di Francia contesta punto per punto le rimostranze degli otto firmatari della nota critica resa pubblica a fine novembre 2021. L’Accademia è un’istituzione privata nata nel 2007 per portare le istanze della Chiesa cattolica nel dibattito pubblico transalpino.

E il minimo che si possa dire è che il presidente della Commissione Ciase non sia tenero nel denunciare «le discutibili motivazioni dell’Accademia Cattolica: Si vorrebbe credere alla sincerità del approccio, ma è molto più da temere che abbia un solo scopo: che nulla cambi nella Chiesa». 

E aggiunge: «L’Accademia semplicemente non accetta che la Chiesa Cattolica abbia affidato a dei laici, cioè a persone diverse dai chierici, il compito di far luce sul tema della pedocriminalità all’interno della Chiesa. Per questo organismo, ci possono essere analisi e proposte legittime riguardanti la Chiesa cattolica solo se provengono dall’apparato ecclesiale. L’Accademia soccombe così alla trappola del clericalismo».

L’Accademia Cattolica è guidata, secondo la Commissione Sauvé, da «una certa idea di protezione della Chiesa Cattolica» che ignora totalmente le vittime. «Laddove il nostro lavoro intende partire dalle vittime e tornare da loro, l’Accademia Cattolica non presta il minimo orecchio al loro grido, a parte qualche frase compassionevole».

Sauvé ritorna a lungo sulle critiche fatte dall’Accademia Cattolica alla metodologia e all’etica dell’indagine. È stata questa indagine che ha portato alla stima di 330.000 vittime di abusi sessuali nella Chiesa tra il 1950 e oggi. Numeri troppo elevati secondo l’Accademia, frutto di rapporti dagli esiti non così univoci. 

Per rispondere a questa domanda, la Commissione Ciase ha chiamato un gruppo di cinque specialisti riconosciuti in sondaggi e inchieste, nonché analisti quali François Héran, professore al Collège de France i quali hanno prodotto due rapporti che «contraddicono formalmente l’idea che il fenomeno misurato dall’indagine sia troppo piccolo per rendere possibile l’estrapolazione dei dati. Se le vere cifre degli abusi sessuali nella Chiesa provenissero dall’appello alla testimonianza dei protagonisti o dagli archivi ecclesiastici, gli abusi nella Chiesa rappresenterebbero tra lo 0,1% e lo 0,5% del totale degli abusi in Francia. Nessun osservatore serio potrebbe ragionevolmente considerare tali tassi come credibili».

Sulla natura sistemica degli abusi sessuali nella Chiesa, la Commissione Ciase ci tiene a chiarire un equivoco, sostenuto dall’Accademia Cattolica. La parola sistemico non significa che la Chiesa abbia «deliberatamente e sistematicamente organizzato un sistema di abusi sessuali» ma che la sua «prolungata passività» nel prendere misure per fermare tali abusi «ci permette di parlare di un fenomeno sistemico». Questo «carattere sistemico», aggiunge la Commissione, «non mette in alcun modo in discussione la capacità dell’istituzione ecclesiale di porre rimedio alle sue disfunzioni», in particolare grazie a verifiche interne e alla creazione di mappe di rischio, come si sono impegnati a fare i vescovi transalpini dopo l’incontro generale a Lourdes lo scorso autunno.

Nelle sue risposte alle domande legali e soprattutto finanziarie, Sauvé è sorpreso dalla «lettura ultra-restrittiva» dei diritti delle vittime da parte dell’Accademia Cattolica. Basandosi su numerosi esempi provenienti dall’estero, tra cui quello molto significativo degli Stati Uniti, la Commissione Ciase sostiene che la Chiesa cattolica può essere ritenuta responsabile dei danni commessi dagli autori di abusi e ricorda che tutte le conferenze episcopali dei paesi che hanno istituito commissioni d’inchiesta hanno deciso di utilizzare la via amichevole per risarcire le vittime. A riguardo l’Accademia aveva messo in discussione la responsabilità della Chiesa come istituzione in quanto priva di status giuridico nazionale.

Alla fine, Sauvé ritiene che le critiche dell’Accademia Cattolica attacchino «più i mandanti – la Conferenza Episcopale Francese e la Conferenza dei Religiosi di Francia – che la commissione stessa», e che esse «vanno decisamente contro i chiari insegnamenti di papa Francesco» così come i principi del Concilio Vaticano II, che invitano la Chiesa «ad ascoltare gli uomini e le donne di buona volontà».

Fondata nel 2008, l’Accademia Cattolica di Francia riunisce personalità, rappresentanti di istituzioni e intellettuali per difendere «il posto e il riconoscimento nell’arena pubblica della produzione intellettuale legata al cristianesimo, e al cattolicesimo in particolare». Conta quasi 200 membri. Tra loro ci sono i due patrocinatori del rapporto Ciase: Véronique Margron, presidente della Conferenza dei religiosi di Francia (Corref), e Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza dei vescovi (Cef). Il sito internet La Croix rivela che entrambi si sono dimessi dall’Accademia giovedì 25 novembre, dopo aver appreso l’esistenza del testo, un documento di 15 pagine che sarebbe stato consegnato con discrezione a Papa Francesco.

In reazione, il presidente della Conferenza episcopale francese Monsignor Éric De Moulins-Beaufort, ha dichiarato in un articolo pubblicato sempre da La Croix: «Noi vescovi abbiamo accolto le conclusioni della Commissione Ciase per quello che sono: un lavoro che dobbiamo prendere sul serio e che indica possibili percorsi di rinnovamento per la nostra Chiesa».