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Stop alle esecuzioni capitali negli Stati Uniti

I leader delle principali chiese statunitensi fede si schierano contro la decisione del governo di iniziare l’esecuzione dei prigionieri federali, stigmatizzando la decisione dell’amministrazione Trump di porre fine a una moratoria di quasi due decenni.

La protesta arriva mentre il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha eseguito la sua seconda pena capitale la scorsa settimana, giovedì mattina (16 luglio), uccidendo Wesley Purkey di 68 anni per iniezione letale dopo essere stato condannato nel 2003 per stupro e omicidio di una ragazza sedicenne e l’uccisione di una donna di 80 anni.

La morte di Purkey è seguita all’esecuzione martedì di Daniel Lewis Lee, condannato per il suo coinvolgimento nell’uccisione di una famiglia di tre persone. Questi costituiscono i primi usi della pena capitale da parte del governo federale dal 2003.

Più di 1.000 rappresentanti religiosi hanno firmato una lettera presentata martedì chiedendo alla Casa Bianca e al procuratore generale William Barr di interrompere la pratica.

«Come leader di fede di una vasta gamma di tradizioni, chiediamo al presidente Trump e al procuratore generale Barr di fermare le esecuzioni federali programmate», si legge nella dichiarazione. «Mentre il nostro paese è alle prese con la pandemia di Covid 19, una crisi economica e il razzismo sistemico nel sistema giudiziario penale, dovremmo concentrarci sulla protezione e la conservazione della vita, non sulle esecuzioni capitali».

I firmatari includono il vescovo metodista Joe Wilson di Georgetown, Texas, l’arcivescovo cattolico Joseph Kurtz di Louisville, Kentucky, Martin Field, vescovo della diocesi episcopale del Missouri occidentale e Shane Claiborne, fondatore di Red Letter Christians e attivista di vecchia data contro la pena di morte.

Le esecuzioni arrivano in un momento in cui l’opposizione alla pena capitale è salita ad alcuni dei livelli più alti degli ultimi decenni.

Un sondaggio del 2018 del Public Religion Research Institute ha rilevato che il 55% degli americani preferiva la condanna all’ergastolo senza libertà vigilata rispetto alla pena di morte per le persone condannate per omicidio, rispetto al 44% che preferiva la pena capitale. La maggior parte dei principali gruppi religiosi – come i protestanti neri (80%), i cattolici bianchi (54%) e i gruppi religiosi non cristiani (57%) – hanno mostrato la preferenza per l’ergastolo, con due notevoli eccezioni: evangelici bianchi (62%) e bianchi delle chiese protestanti storiche (54%) che hanno preferito entrambi la pena di morte.

Molteplici gruppi di fede hanno rilasciato dichiarazioni contrarie alla pena di morte in passato, come la United Methodist Church;, la Evangelical Lutheran Church in America, la Chiesa episcopale, la  Presbyterian Church (U.S.A.), Chiesa unita di Cristo tra gli altri.

«L’omicidio premeditato e non necessario di una persona è non cristiano e al di là dei legittimi poteri dello stato», si legge in una dichiarazione del 2019 della Chiesa episcopale rilasciata poco dopo che l’amministrazione Trump aveva rivelato la sua intenzione di riprendere le esecuzioni federali.

«La pena di morte è un segno di debolezza, non di forza – si legge nella lettera- . Dimostra che la nostra società non è riuscita a risolvere i problemi sociali. La pena capitale rende gli Stati Uniti un paria dei diritti umani nella comunità globale».

Il supporto di Trump alla pratica è in netto contrasto con quanto affermato dal suo avversario democratico, l’ex vicepresidente Joe Biden, un cattolico che sta sostenendo la legislazione per porre fine all’uso della pena di morte a livello federale.