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L’impegno diaconale delle chiese evangeliche spagnole

Daniel Pérez Banyuls, segretario generale dell’Unione delle chiese evangeliche battiste di Spagna (Uebe) nel 2017 ha vinto il premio individuale Diaconia per il suo lavoro a favore dei rifugiati nei campi Croazia, Grecia, Serbia e Turchia. La Diaconia delle chiese riformate è la sesta piattaforma di azione sociale presente in Spagna, insieme a organizzazioni come la Caritas, la Cruz Roja o Oxfam.

Attraverso la Diaconia le chiese evangeliche operano nel campo della sanità, nell’assistenza e in attività di cooperazione e di sviluppo. «Grazie alla vocazione e al volontariato evangelico – ricorda Daniel Pérez Banyuls, sull’Osservatorio per il pluralismo religioso della Spagna – promuoviamo azioni sociali su tutti i fronti possibili e collettivi. D’altra parte è la nostra missione ed è il nostro miglior biglietto da visita per concittadini che credono solo nei fatti. Le opere sono segni d’amore, l’amore di Dio, che si manifesta attraverso atti di misericordia; una misericordia che operiamo nel nostro quartiere, sotto casa, sino alle latitudini più lontane dov’è richiesto il nostro servizio d’aiuto».

Il Premio Diaconia consegnato nel 2017 al pastore Banyuls premiava anche l’impegno profuso dalle chiese evangeliche nei Campi profughi di Grecia, Serbia e Croazia. «A partire dal 2015 – da quando la crisi umanitaria si è fatta più grave e intensa – e dopo aver osservato cosa stava accadendo alle porte dell’Europa, come chiese abbiamo deciso di intervenire, sapendo che come cristiani non potevamo restare a guardare e in silenzio questa tragedia umanitaria. Inizialmente, dunque, furono spediti molti materiali di prima necessità per poi aprire una sorta di “corridoio umanitario d’aiuto” a Cerdanyola e Barcellona coinvolgendo scuole, associazioni di quartiere, vigili del fuoco, aziende, chiese e amici delle Ong, proprio per garantire il sostegno ai rifugiati. Per 18 mesi abbiamo spedito 18 container di generi di prima necessità via mare. Con l’aiuto di oltre 500 volontari abbiamo trasportato circa 450 tonnellate di materiali in una dozzina di campi profughi nei quattro paesi. Oggi il nostro lavoro diaconale continua – dice ancora Banyuls –. Non dimentichiamo che un numero altissimo di profughi è costretto a fuggire dalla Siria, dal Pakistan, dall’Afghanistan. E sappiamo che, ad eccezione della situazione siriana, i media difficilmente informano sulla tragica situazione di tanti altri popoli, e con le dovute proporzioni».

Dietro la crisi dei rifugiati, conclude il segretario generale, «ci sono centinaia di migliaia di persone, volti e nomi, le cui storie di coraggio e di eroismo sono impressionanti;  ascoltarle nei campi in cui vivono e vedere piangere i nostri volontari è scioccante e allo stesso tempo un dono e una lezione per l’anima».