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I sermoni avventisti nella lingua dei segni

«D’ora in poi – si legge su Notizie Avventiste –, se si entra in una chiesa cristiana avventista durante i servizi religiosi del sabato, sarà facile incontrare un gruppo di persone intente ad ascoltare il sermone tradotto nella lingua italiana dei segni (Lis)».

L’Unione delle chiese cristiane avventiste del 7° Giorno, infatti, ha deciso di promuovere il Servizio Ministero Avventista in favore dei sordi (Mas), già attivo da alcune settimane, «per accogliere – si legge – con iniziative e risorse, le persone che non odono e che spesso rimangono isolate dal resto del mondo, pur essendo dotate di notevoli talenti e per sensibilizzare la comunità udente sulle loro necessità».

Il Mas, dice il pastore avventista Andrei Cretu, incalzato dall’Agenzia di stampa Avventista, «è soltanto un ramo di un ministero più ampio della Chiesa cristiana avventista a livello mondiale chiamato Ministero dei bisogni speciali (Special Needs Ministry), un servizio a favore delle persone con abilità diverse che ha il desiderio di creare consapevolezza e rendere accoglienti le nostre comunità e offrire la formazione necessaria per rispondere al meglio a questa esigenza».

É difficile sapere quante persone sorde siano presenti in Italia, rileva ancora Cretu, alcuni dati le stimano intorno alle 61.000 persone «secondo il sito storiadeisordi.it solo il 2-4% di queste pare abbia la possibilità di poter vivere e interagire con una comunità di fede».

A volte queste persone «entrano nelle nostre comunità e non ci accorgiamo della loro presenza – prosegue –; e se le notiamo, spesso non siamo in grado di rispondere alle loro esigenze».

Cretu ricorda infine che, «a partire da luglio 2017 è stato attivato un percorso di formazione Lis a Milano al quale stanno partecipando dei ragazzi udenti provenienti dalle comunità lombarde» e che sono in lavorazione materiali nella lingua dei segni: «il nostro desiderio – conclude Cretu – è che le nostre comunità avventiste, oltre ad essere accoglienti, siano pronte a valorizzare i doni di tutti».