Oltre l’inverno dello scontento: per una politica di cura, giustizia e responsabilità
Le riflessioni del presidente della Diaconia valdese Daniele Massa sulla legge di bilancio: «Dimentica gli ultimi»
Mentre il Paese si prepara alle festività natalizie, un tempo che per noi credenti richiama alla speranza e all’incarnazione di Dio nella fragilità umana, le aule parlamentari ci restituiscono l’immagine di una politica affannata, divisa e, ciò che più preoccupa, distante dai bisogni reali delle persone.
Il testo della Legge di Bilancio 2026, licenziato nella tarda serata di sabato 20 dicembre dalla Commissione Bilancio del Senato attraverso l’approvazione del maxi-emendamento governativo e ora atteso in Aula per il voto di fiducia, desta profonda preoccupazione etica e sociale. Il percorso accidentato, fatto di riscritture notturne e tensioni che hanno portato a blindare il provvedimento, ci consegna una manovra che non possiamo accettare in silenzio.
Come Diaconia Valdese, impegnata ogni giorno accanto a chi fatica – anziani, migranti, persone con disabilità, famiglie impoverite – non possiamo tacere di fronte a scelte che rischiano di allargare le fratture della nostra società. Non è una questione di schieramento, ma di fedeltà al nostro mandato di testimonianza e servizio.
1. Il lavoro e le pensioni: una promessa tradita
Le misure previdenziali confermate nel maxi-emendamento rappresentano un duro colpo per i lavoratori più vulnerabili. I tagli strutturali ai fondi per i lavoratori precoci e per chi svolge mansioni usuranti – 90 milioni in meno fino al 2032, che diventeranno quasi 200 nel 2034 – sono un atto di ingiustizia. Si sceglie di fare cassa su chi ha iniziato a lavorare in adolescenza, su chi ha consumato la propria salute in lavori pesanti, ignorando che l’aspettativa di vita non è uguale per tutti. Inoltre, il meccanismo del silenzio-assenso per il conferimento del TFR ai fondi pensione sposta il rischio previdenziale sulle spalle dei lavoratori, indebolendo il sistema pubblico e la libertà di scelta. La sicurezza sociale non può diventare una scommessa finanziaria.
2. La salute non è una merce
Guardiamo con allarme al taglio di 140 milioni di euro al fondo per i farmaci innovativi, ormai cristallizzato nel testo che andrà al voto. In un Paese che invecchia, sottrarre risorse alle cure più avanzate, spesso vitali per malati oncologici o cronici, significa accettare una Sanità a due velocità: eccellente per chi può pagare o risiede in territori ricchi, razionata per gli altri. La salute è un diritto fondamentale, tutelato dalla Costituzione, non una voce di bilancio da comprimere. La diaconia, attraverso le sue attività, testimonia ogni giorno che la cura della persona deve essere integrale e accessibile a tutti, senza discriminazioni di censo.
3. Pace e risorse: una questione di priorità
In un tempo segnato da guerre e aggressioni che interrogano le nostre coscienze, la ricerca della pace rimane l’obiettivo che ci unisce. Tuttavia, non possiamo non rilevare con preoccupazione lo squilibrio tra le crescenti risorse assorbite dal comparto militare e i tagli che colpiscono il welfare e la cooperazione internazionale. La sicurezza del Paese si costruisce innanzitutto garantendo la coesione sociale e combattendo la povertà; sottrarre fondi essenziali alla vita delle persone per altre voci di spesa rischia di indebolire la tenuta stessa della nostra democrazia.
4. Legalità e metodo democratico
Il tentativo, fortunatamente sventato, di inserire un nuovo condono edilizio nella manovra è stato un segnale devastante. Premiare l’illegalità e l’abuso del territorio, in un’epoca di crisi climatica, è un atto di irresponsabilità verso le future generazioni. La legalità è la base della convivenza civile e della solidarietà: chi evade o abusa sottrae risorse alla comunità.
Inoltre, deploriamo il metodo con cui si è giunti a queste decisioni. Un Parlamento ridotto a ratificare accordi presi altrove, costretto ad approvare maxi-emendamenti con voto di fiducia senza tempo per il confronto e l’approfondimento, è un Parlamento umiliato. Le decisioni che impattano sulla vita di milioni di persone richiedono ascolto, dialogo con le parti sociali e con il Terzo Settore, non blitz notturni.
5. Educazione e diritti
Infine, esprimiamo preoccupazione per i segnali che arrivano sul fronte educativo. Il finanziamento alle scuole paritarie a discapito di quella pubblica e la censura ideologica sui percorsi di educazione all’affettività e al rispetto nelle scuole sono passi indietro rispetto alla necessità di costruire una società più inclusiva e consapevole, capace di prevenire la violenza di genere e le discriminazioni.
In questo “inverno dello scontento”, la Diaconia Valdese rinnova il suo impegno. Continueremo a lavorare nei territori, a tessere reti di solidarietà, a accogliere chi è scartato. Ma chiediamo alla politica un sussulto di dignità: si torni a guardare al bene comune, si torni a progettare il futuro con giustizia, si torni a mettere al centro la persona e i suoi diritti, non i calcoli elettorali o gli interessi di parte.