Luterani e Anglicani insieme per i rifugiati

Dichiarazione congiunta dei due grandi organismi ecclesiastici

 

Un impegno comune

Nel mondo contemporaneo, segnato da conflitti, crisi climatiche e instabilità economiche, la condizione dei rifugiati continua a rappresentare una delle ferite più profonde del nostro tempo.

A pochi giorni dall’avvio della Progress Review del Global Refugee Forum (GRF), in programma a Ginevra dal 15 al 17 dicembre 2025, la Federazione Luterana Mondiale (LWF), attraverso la sua segretaria generale, Anne Burghardt, e la Comunione Anglicana attraverso il segretario generale, Anthony Poggo, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta che rinnova e rafforza l’impegno comune a favore delle persone costrette alla fuga.

L’incontro di Ginevra valuterà i progressi compiuti a livello nazionale, regionale e globale sulle promesse avanzate al GRF 2023 nell’ambito del Global Compact on Refugees (GCR), un quadro internazionale che mira a rafforzare la protezione e la dignità dei rifugiati.

La Federazione Luterana e la Comunione Anglicana, entrambe protagoniste di progetti globali legati all’accoglienza e all’accompagnamento delle persone rifugiate, hanno scelto di parlare con una sola voce, offrendo una testimonianza comune radicata nella fede.

 

Un impegno che nasce dal Vangelo e dalla realtà

Il testo congiunto parte da un riferimento diretto alla vita di Gesù come rifugiato.

Un richiamo teologico che non è un semplice simbolo, ma una prospettiva che illumina la prassi ecclesiale.

Nella dichiarazione, Federazione Luterana e Comunione Anglicana ricordano che l’accoglienza dei rifugiati non può essere ridotta a strategia politica o a risposta emergenziale.

È semmai una conseguenza naturale dell’essere Chiesa.

La dignità dell’altro diventa il criterio ultimo di ogni azione.

Il documento denuncia anche la fragilità dell’attuale sistema multilaterale, sottoposto a una pressione crescente.

La rete internazionale pensata per proteggere i diritti umani e garantire l’assistenza ai rifugiati necessita di profonde riforme, ma queste – affermano le due comunioni – devono essere guidate da valori universali, non da interessi contingenti o da logiche nazionalistiche.

 

Il lavoro nelle comunità

Federazione Luterana e Comunione Anglicana operano da anni in contesti di crisi, spesso accanto a persone in fuga da guerre, persecuzioni e violenza.

La dichiarazione perciò insiste su un punto centrale: le comunità locali, comprese quelle animate da realtà di fede, sono spesso le prime ad accogliere, sostenere e accompagnare i rifugiati.

In Tanzania, ad esempio, il lavoro della Chiesa Anglicana e del Tanganyika Christian Refugee Service testimonia un approccio in cui assistenza umanitaria, accompagnamento spirituale e advocacy si intrecciano.

È in queste realtà che il documento riconosce un principio fondamentale: i rifugiati non sono destinatari passivi di aiuti, ma persone con voce, competenze e capacità di partecipare alla ricostruzione delle loro stesse vite.

Questo coinvolgimento dal basso permette di vedere da vicino le difficoltà quotidiane che segnano i percorsi di chi fugge.

Ed è proprio questa esperienza diretta che spinge le due realtà cristiane a sostenere con forza la necessità di coordinamento tra il livello locale e quello globale, convinte che solo una cooperazione strutturata possa rendere efficaci gli impegni presi negli ambiti internazionali.

 

Una responsabilità condivisa

La dichiarazione sottolinea con chiarezza che il fenomeno delle migrazioni forzate non può essere affrontato da un numero ristretto di Paesi.

Le cause degli spostamenti – conflitti armati, effetti della crisi climatica, persecuzioni e instabilità politiche – travalicano i confini nazionali, e lo stesso dovrebbe fare la risposta globale.

Luterani e Anglicani richiamano gli Stati alla responsabilità di sostenere, in maniera equa e coordinata, le strutture internazionali incaricate di proteggere i rifugiati.

È un appello che rispecchia il linguaggio della fede: la solidarietà non può essere delegata a pochi, ma deve essere condivisa. La cura dell’altro è un compito comune, non un peso da scaricare.

 

Il ruolo insostituibile degli attori religiosi

La dichiarazione mostra un’intuizione decisiva: la dimensione religiosa è una componente essenziale nel lavoro con i rifugiati.

Non solo perché molte comunità di fede sono presenti in zone remote e fragili, ma perché la fiducia che generano permette di costruire relazioni di lungo periodo.

Luterani e Anglicani insistono quindi sull’importanza del dialogo costante tra governi, organizzazioni internazionali e attori religiosi, soprattutto per favorire processi di “localizzazione”, cioè un trasferimento reale di competenze e risorse verso i territori dove la presenza ecclesiale è radicata.

 

Mai senza la loro dignità

In conclusione, Federazione Luterana e Comunione Anglicana indicano una via precisa: un sistema di protezione più reticolare, meno verticale, capace di sostenere percorsi che partano dalla persona e non dalle logiche amministrative.

Ogni rifugiato, ricordano, perde molte cose quando è costretto a lasciare la propria casa; ma non perde la sua dignità, i suoi diritti, la sua capacità di costruire un futuro.

Questa dichiarazione congiunta non è un semplice atto formale. È un invito a ripensare la missione delle Chiese luterane e anglicane nel mondo contemporaneo: una missione che intreccia fede, giustizia e responsabilità globale.

 

 

Foto di copertina

©LWF/A. Danielsson, ACNS/Neil Turner