La fede si nutre di ascolto
Un giorno una parola – commento a Deuteronomio 31, 13
Mosè disse: «I figli, che non avranno ancora avuto conoscenza della legge, la udranno e impareranno a temere il Signore, il vostro Dio»
Deuteronomio 31, 13
Voi, padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell’istruzione del Signore
Efesini 6, 4
Queste parole si collocano nel momento in cui Mosè, ormai prossimo alla fine del suo cammino, affida al popolo le ultime istruzioni prima dell’ingresso nella terra promessa. Sa che lui non potrà accompagnarli oltre, ma sa anche che la vita del popolo non dipenderà dalla sua presenza, bensì dalla capacità di custodire e trasmettere la Parola di Dio. Per questo insiste sulla necessità di ascoltarla insieme, generazione dopo generazione.
Il testo ci ricorda che la fede non cresce da sola ma si nutre di ascolto. I figli “udiranno” e “impareranno”: due verbi semplici, ma che descrivono un processo lento, quotidiano, fatto di testimonianza condivisa. La fede non si impone; si testimonia attraverso gesti, parole, scelte che parlano anche quando non ce ne accorgiamo. È un’eredità che passa non come un peso, ma come una possibilità: la possibilità di scoprire un Dio che non incute terrore, ma insegna a vivere con responsabilità, rispetto, meraviglia.
“Imparare a temere il Signore” significa imparare a riconoscere che la vita non ci appartiene come proprietà assoluta, che c’è un Altro che la sostiene e la orienta. È un “timore” che non genera paura, ma che libera dall’illusione di bastare a se stessi. È l’inizio della sapienza.
Oggi questo versetto ci invita a chiederci quale testimonianza lasciamo a chi verrà dopo di noi: non tanto discorsi perfetti, quanto un esempio di ascolto sincero, di fiducia, di perseveranza. La Parola continua a farsi udire, se troviamo il coraggio di darle spazio nelle nostre case e nelle nostre vite.
I figli, le figlie udranno. E impareranno. È così che la fede attraversa il tempo e le generazioni. Amen.