Riscoprire la gioia di un rapporto autentico con Dio
Un giorno una parola – commento a Geremia 2, 29
«Perché mi contestate? Voi tutti mi siete stati infedeli», dice il Signore
Geremia 2, 29
Non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù
Romani 3, 22-24
Il capitolo 2 si colloca all’inizio del ministero profetico di Geremia, in un tempo di grande crisi spirituale e politica per Israele. Il popolo, dopo aver sperimentato la liberazione dall’Egitto e l’alleanza con Dio, si è progressivamente allontanato, inseguendo idoli e adottando costumi pagani. Il Signore, attraverso Geremia, si rivolge agli israeliti con parole accorate, quasi come un padre deluso dall’ingratitudine dei figli.
La domanda di Dio – “Perché mi contestate?” – è carica di amarezza. Dio si presenta come parte lesa in una controversia, ma non per aver mancato nei confronti del popolo, bensì perché, nonostante la sua fedeltà, il popolo continua a rivolgergli accuse e lamentele. È un ribaltamento della prospettiva: non è Dio che ha tradito, ma Israele.
La seconda parte del versetto – “Voi tutti siete stati infedeli” – è una dichiarazione universale: nessuno può dirsi innocente. È un rimprovero collettivo, che sottolinea come l’infedeltà non sia un caso isolato, ma una realtà diffusa. In questa accusa, Dio mostra di conoscere a fondo il cuore umano e la sua inclinazione a dimenticare il bene ricevuto per inseguire illusioni.
Il versetto ci invita a una profonda introspezione: siamo davvero fedeli, oppure, come Israele, ci allontaniamo e poi accusiamo Dio delle nostre difficoltà?
Geremia 2, 29 è anche un invito alla speranza. Dio prende l’iniziativa di dialogare con il suo popolo; non si limita a condannare, ma cerca il confronto, la spiegazione, il ritorno. In questo sta la grandezza dell’amore di Dio: è un amore paziente, che attende e cerca ancora chi si è allontanato. Geremia ci invita a riconoscere le nostre infedeltà, non per sentirci schiacciati dalla colpa, ma per riscoprire la gioia di un rapporto autentico con Dio, che non si stanca mai di accoglierci. Questa gioia è il più importante annuncio della Riforma protestante. Annunciarla con convinzione oggi è la principale ragion d’essere della Chiesa di Gesù Cristo. Amen.