Federazione delle entità religiose evangeliche di Spagna: no all’aborto in Costituzione

Dibattito nella nazione iberica sull’interruzione di gravidanza

 

Il governo spagnolo ha presentato la settimana scorsa una proposta di modifica della Costituzione con l’obiettivo di garantire il diritto all’aborto al fine di «sancire la libertà e l’autonomia delle donne». Se approvata farebbe della Spagna la seconda nazione al mondo a inserire il diritto all’interruzione di gravidanza nel testo costituzionale, dopo il precedente della Francia lo scorso anno.

 

La proposta dell’esecutivo guidato dal premier Pedro Sánchez nasce in risposta all’offensiva dei partiti conservatori in materia, a partire dall’approvazione da parte del Consiglio comunale di Madrid di un’iniziativa che prevede che i centri comunali forniscano informazioni sui “traumi post-aborto.

«Un pò come quanto accaduto in Italia – scrive sul “Fatto Quotidiano”  Laura Onofri – dove nel 2024 il governo ha inserito un emendamento al decreto legge del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che ha aperto la possibilità di coinvolgere associazioni “pro vita” (e contrarie all’aborto) nei consultori femminili, suscitando accese reazioni e scatenando polemiche da parte delle opposizioni». Oltre alla riforma costituzionale, il governo mira anche a modificare il Real Decreto 825/2010 per evitare che le donne che vogliono interrompere la gravidanza ricevano «informazioni false o prive di prove scientifiche».

 

La Federazione delle entità religiose evangeliche di Spagna (Ferede) ha ribadito la sua posizione critica riguardo tale proposta. L’entità evangelica ricorda «che già nel 2009 ha espresso il suo rifiuto» in materia, e che nel 2022 ha trasmesso nuovamente al governo «la sua preoccupazione per le riforme introdotte, che – come ha sottolineato allora – aggravano la mancanza di protezione del non nato».La Federazione sottolinea che l’aborto «è un fallimento individuale e collettivo», e ricorda che lo Stato «ha l’obbligo di proteggere la vita in tutte le sue fasi, specialmente quelle più vulnerabili, promuovendo una maternità responsabile e liberamente scelta».

Allo stesso modo, Ferede mette in discussione vari aspetti della legge attualmente in vigore: la possibile limitazione del diritto all’obiezione di coscienza del personale sanitario attraverso una registrazione obbligatoria; l’eliminazione del consenso paterno nell’aborto di minori; l’ambiguità negli aborti per cause mediche o embrionali, che potrebbero colpire persone con disabilità; la mancanza di riconoscimento del ruolo della paternità e della corresponsabilità familiare; e l’assenza di misure che promuovano una sessualità responsabile basata sul rispetto, l’impegno e l’autocontrollo.

 

Di fronte alla possibilità che l’aborto sia incluso come diritto costituzionale, Ferede «riafferma la sua difesa della vita umana fin dalla sua concezione ed esorta lo Stato a legiferare per proteggerla, cercando un equilibrio tra i diritti e i valori coinvolti e promuovendo una cultura di sostegno alla maternità e alla famiglia».