La rilevanza della storia valdese per l’Europa

Nella scia della mostra realizzata nel 2024, un’occasione parigina per riprendere il tema

 

Si è tenuta l’11 ottobre a Parigi, alla Société de l’Histoire du Protestantisme Français, una conferenza sulla «costruzione della storia del movimento valdese nella cultura europea». Sono intervenuti per la Fondazione Centro culturale valdese di Torre Pellice, Marco Fratini, bibliotecario, e Samuele Tourn Boncoeur, conservatore del Museo valdese, a cui abbiamo chiesto di raccontarci l’esperienza.

 

– Spesso, parlando dei rapporti fra i valdesi e l’Europa, partiamo dal fondo: le pressioni diplomatiche, per esempio, delle nazioni protestanti che portarono Carlo Alberto, all’emanazione delle Lettere Patenti. Ma la vicenda è molto più antica: a quando facciamo risalire la presenza della vicenda valdese nella cultura europea, e perché essa è tanto legata ai libri?

 

«Nella nostra ricerca abbiamo individuato un primo momento di diffusione della conoscenza su Valdo e le origini valdesi (tema su cui verteva la mostra Valdo e i valdesi tra storia e mito. La costruzione della storia valdese nella cultura europea dal Medioevo a oggi dello scorso anno) già a partire dai primi decenni del XIII secolo, anche se la vera svolta avvenne con la Riforma protestante del Cinquecento e in particolare grazie alla diffusione della stampa a caratteri mobili. Fu in questo periodo che i riformatori di vari paesi – in particolare Théodore de Bèze e Jean Crespin a Ginevra, Mathias Flacius Illyricus nell’ambito luterano, John Foxe in Inghilterra – riscoprirono i valdesi come antenati e portatori del messaggio evangelico, sopravvissuti alle persecuzioni. All’interno delle loro opere si delinearono varie interpretazioni, riassumibili in due tesi sulle origini del movimento: da una parte chi sosteneva che discendessero direttamente dagli Apostoli, dall’altra chi riteneva sufficiente individuarne la nascita alla fine del XII secolo, in seguito alla conversione di Valdo. Laddove le controversie teologiche produssero un gran numero di scritti, il tema delle origini valdesi fu spesso al centro della polemica con la Chiesa di Roma e, in particolare nei secoli successivi, le due visioni si contrapposero in modo sempre più marcato, scatenando un dibattito che si allargò a gran parte dell’Europa e perfino nel Nord America. Ancora fino alla fine dell’Ottocento tali visioni sopravvissero anche all’interno della stessa Chiesa valdese, comportando anche divisioni interne.

In quanto strumento di diffusione delle idee e mezzo tramite il quale condurre le controversie, i libri a stampa sono stati la principale fonte per la nostra ricerca e molti di essi sono presenti nelle biblioteche valdesi».

 

– La mostra del 2024 avrebbe richiesto una realizzazione logistica tutta particolare, risultata impraticabile: come avete potuto “illustrare” ai partecipanti all’incontro di Parigi il contenuto e le risultanze della mostra stessa?

 

«Alcuni mesi dopo l’allestimento a Torre Pellice, in occasione dell’850° anniversario del movimento valdese, la mostra è stata ospitata presso l’Università Cattolica di Milano. Vista la dimensione europea del dibattito sulle origini valdesi, auspichiamo che sia possibile esporla anche in altri paesi, dove fu prodotta la maggior parte dei testi (soprattutto in Inghilterra, Francia, Svizzera, Germania, Nord America). Alla conferenza di Parigi, molti uditori sono rimasti sorpresi dall’ampiezza del fenomeno e dall’importanza del ruolo avuto da una minoranza ai loro occhi apparentemente periferica. Prendendo a esempio il caso dell’Histoire del pastore Jean Léger pubblicata in esilio nei Paesi Bassi nel 1669 e ampiamente diffusa, appare evidente la volontà dell’autore di rendere nota all’estero la sua tesi sulle origini apostoliche dei valdesi, pienamente consapevole dell’importanza di fornire antenati illustri al protestantesimo europeo».

 

 

– È possibile quantificare in qualche modo la consistenza dei materiali librari valdesi nella Biblioteca della Société de l’Histoire du Protestantisme Français? E la loro qualità?

 

«Nel preparare la conferenza di Parigi e grazie alla disponibilità degli organizzatori ad allestire alcune vetrine con i libri più significativi sui valdesi, abbiamo constatato che la maggior parte di essi era presente, talvolta in più esemplari, nei fondi della loro ricchissima biblioteca (circa 100.000 volumi). La formazione e la consistenza delle loro collezioni storiche presenta tratti comuni e analogie con il patrimonio librario valdese conservato a Torre Pellice tali da rispecchiare anche i rapporti storici di lunga data tra le chiese protestanti francesi e la Chiesa valdese. Infatti, tanto nella Biblioteca della Fondazione Centro culturale valdese quanto in quella della Società di studi valdesi (fondata, come quella parigina, nella seconda metà dell’Ottocento), sono presenti quasi trecento edizioni del XVII e del XVIII secolo opera di autori ugonotti, appartenute a pastori valdesi formatisi all’estero».

 

– Progetti per il futuro in questa direzione di ricerca?

 

«A partire da tali considerazioni, viene naturale pensare che i rispettivi patrimoni librari, archivistici e museali siano ricchi di possibili fruttuosi intrecci storici tali da poter portare alla realizzazione di studi e progetti di valorizzazione comuni. Le medesime considerazioni potrebbero valere anche per altre istituzioni protestanti con patrimoni altrettanto ricchi e complessi conservati in altri paesi europei».

 

 

Foto: Antiporta con simbologia apocalittica dell’Histoire generale des Eglises Evangeliques des Vallees de Piémont ou Vaudoises del pastore e moderatore dei valdesi Jean Léger (Leida 1669).