La grazia liberante di Dio 

Un giorno una parola – commento Atti 12, 7

 

Io sono tuo, salvami

Salmo 119, 94

 

Ed ecco, un angelo del Signore sopraggiunse e una luce risplendette nella cella. L’angelo, battendo il fianco a Pietro, lo svegliò, dicendo: «Àlzati, presto!» E le catene gli caddero dalle mani

Atti 12, 7

 

Nell’universo culturale neotestamentario gli angeli non sono figure mitologiche, piuttosto messaggeri di Dio che intervengono concretamente: la luce che risplende sottolinea che ogni prigionia può essere squarciata dalla presenza divina, che accompagna l’azione di Pietro. È la mano tesa di Dio che libera e guida.

Nel mondo antico il carcere era il luogo di attesa: la condizione di impotenza; per i primi cristiani, la prigionia era segno della persecuzione, ma anche occasione in cui la potenza di Dio si manifesta – pensiamo alle lettere di Paolo scritte “in catene” (Filippesi e Filemone).

 

La prigione rappresenta gli impedimenti che cercano di soffocare la testimonianza, ma anche il luogo dove si sperimenta che Dio è più forte di ogni serratura umana.

L’angelo non si limita a parlare: tocca Pietro, lo scuote dal sonno, lo richiama alla realtà. 

Il contatto fisico è essenziale: l’esperienza di Dio non è mai astratta, è tangibile: toccando Pietro l’angelo gli dice “non è un sogno, è reale.”

Il racconto degli Atti si inserisce nella scia di altri episodi biblici: Gesù che prende per mano, che tocca i malati, che spezza il pane.

 

L’ordine dell’angelo – àlzati – richiama lo stesso verbo greco che descrive la risurrezione di Cristo. 

Non è soltanto un invito a uscire dalla cella, è il modo con cui Pietro sperimenta la Pasqua: è in una condizione di morte globale, viene sollevato a libertà, come Gesù è risorto dal sepolcro: le catene non vengono spezzate da una forza prodigiosa che Pietro avrebbe ricevuto, cadono da sole. 

Le catene sono simbolo di tutte le schiavitù – paura, peccato, oppressione sociale, ingiustizia – che nessuno e nessuna riesce a spezzare autonomamente: è la grazia di Dio che libera.

Nessuna catena è definitiva se ci si lascia raggiungere dalla luce del Signore. Amen.