Tessere memoria

Un laboratorio sulle esperienze decoloniali a Berlino ha coinvolto anche il ramo sudamericano della Chiesa valdese

 

Nei primi giorni di luglio Mariano Chialva, membro del team organizzatore del Seminario Teologico di Formazione Collettiva della Chiesa Evangelica Valdese del Río de la Plata (il ramo sudamericano della Chiesa valdese), ha partecipato al Laboratorio di Esperienze Decoloniali tenutosi a Berlino, in Germania. Questa attività è stata organizzata dal Dipartimento di Educazione di Brot für die Welt (Pane per il mondo), una fondazione diaconale della Chiesa Evangelica Tedesca (Ekd), e dal Dipartimento Ecumenico di Ricerca (Dei).

 

Il laboratorio ha riunito circa 40 persone provenienti da diverse parti del mondo, tra cui rappresentanti di organizzazioni di Cuba, Costa Rica, Perù, Ecuador, Ghana, Mali, Angola, Burkina Faso, Sudafrica. Hanno partecipato membri di organizzazioni sociali che lavorano con migranti, collettivi legati alla fede e spazi di formazione popolare.

 

Durante i giorni dell’incontro, i partecipanti hanno riflettuto su come le loro comunità hanno costruito esperienze di formazione collettiva con una prospettiva decoloniale. Sono stati esplorati anche modi per rileggere la Bibbia e la teologia a partire dalle esperienze concrete dei popoli.

 

In rappresentanza del Seminario, Mariano Chialva ha condiviso il lavoro che stanno sviluppando da sette anni, incentrato sulla costruzione di nuove domande derivanti dal lavoro quotidiano. 

«Pensiamo al Seminario come parte della Chiesa Valdese. Questa partecipazione è stata un’opportunità per condividere un processo collettivo che abbiamo costruito per molto tempo. Chiunque della squadra avrebbe potuto viaggiare. Quello che abbiamo portato non è stata un’esperienza individuale, ma un percorso condiviso», ha scritto Chialva sul sito dell’Iglesia valdense.

 

Uno dei momenti più mobilitanti è stata la costruzione di un copriletto collettivo in stile patchwork: i partecipanti hanno cucito seduti tutti insieme mentre condividevano le loro storie di lotta e resistenza. La metafora della tessitura come memoria attiva ha permesso di pensare alle esperienze non solo come eredità, ma come presente vivente e motore di trasformazione.

«È stato molto significativo vedere come, da realtà così diverse, abbiamo condiviso percorsi simili. Il colonialismo non si vive allo stesso modo in Africa o in America Latina, ma in entrambi i contesti le sue conseguenze sono ancora presenti. Il dialogo è stato duro in alcuni momenti, ma profondamente arricchente», ha condiviso ancora l’inviato dell’Iglesia.

 

Una delle sfide proposte dal Laboratorio è stata pensare a come articolare le azioni locali in una rete globale che permettesse di continuare a costruire collettivamente memoria e progettualità. Le domande emerse durante l’incontro miravano a non lasciare gli apprendimenti solo a coloro che hanno partecipato, ma a condividerli con comunità, chiese e organizzazioni.

«Questi spazi ci permettono di ampliare lo sguardo. A volte siamo molto concentrati sul nostro territorio. Partecipare a queste reti ci aiuta a costruire nuove domande, che non nascono individualmente, ma dalla comunità», ha commentato.

 

L’esperienza ha evidenziato l’importanza che il Seminario, come spazio ecclesiale, possa rafforzare i legami con organizzazioni che da decenni lavorano per una vita più giusta con uno sguardo comunitario e trasformativo.

«Ci invitano a pensare alla politica non dei partiti, ma come la capacità di prendere decisioni con gli altri e per gli altri. Ci sfidano a uscire dalla logica individuale per riconoscerci di nuovo nella vita comunitaria come spazio di speranza» ha concluso Mariano Chialva.