La nostra responsabilità

Un giorno una parola – Isaia 59, 12-13

 

 

Poiché le nostre trasgressioni si sono moltiplicate davanti a te e i nostri peccati testimoniano contro di noi; sì, i nostri peccati ci stanno davanti e le nostre iniquità le conosciamo. Siamo stati ribelli al Signore e l’abbiamo rinnegato

Isaia 59, 12-13

 

Se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto

I Giovanni 2, 1

 

 

Scrivo immersa in un caldo-umido atroce, frutto in gran parte delle scelte sconsiderate fatte dalla mia generazione e da quelle subito precedenti e seguenti. Abbiamo sottovalutato le conseguenze di mille piccoli gesti, che ora ci si ritorcono contro con ferocia: abbiamo timore dell’acqua che beviamo, gli oggetti di uso quotidiano nascondono pericoli, siamo assediati da montagne di rifiuti, l’atmosfera ci si rivolta con rabbia.

 

Si cresce con l’esperienza. La nostra concezione del peccato e della trasgressione non può e non deve smettere di evolversi e di adeguarsi ai cambiamenti che noi stessi abbiamo innescato. Ancora una volta, come descritto nelle Scritture, siamo stati pigri e lenti nel comprendere la nostra trasgressione del volere del Signore. Eppure, era davanti ai nostri occhi, dalla prima comparsa della nostra specie in poi! Quale traccia più certa della volontà del Signore possiamo chiedere, oltre la creazione? È indubbio che qualsiasi azione dell’umanità (uso il termine a ragion veduta, perché si tratta di responsabilità collettive, che proprio per questo conferiscono al problema una forza di inerzia gigantesca) non può certo scardinare i pilastri della creazione, ma ne può turbare l’equilibrio.

 

E noi non abbiamo questo diritto, per noi stessi e per le generazioni future. E perché questo non è il nostro ruolo. Se il dono della consapevolezza ha un senso, è proprio questo, la responsabilità. Se non ce ne facciamo carico, rinneghiamo il nostro ruolo, e sarà vano ripetere – Signore, Signore –, questo non farà di noi dei fedeli né dei seguaci di Cristo. Amen.