Festa per i 150 anni della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate
«Potremmo essere l’ultima corda, ma non taceremo», il forte messaggio della presidente della Wcrc (che raggruppa 232 chiese) Najla Kassab
150 anni per la Comunione mondiale di chiese riformate. L’importante anniversario è stato festeggiato nel fine settimana a Londra, dove tutto aveva avuto inizio.
L’organizzazione che oggi conosciamo come la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate è nata nel luglio 1875 quando un gruppo di cristiani riformati si è riunito proprio a Londra per dare vita all’ “Alleanza delle Chiese Riformate in tutto il mondo con modello Presbiteriano”.
Nel 1891, il Consiglio Congregazionale Internazionale fu costituito a Londra per unire la famiglia congregazionalista delle chiese. Nel 1946 fu costituito il Sinodo ecumenico riformato. La prima assemblea si è tenuta a Grand Rapids, Michigan, USA. Questo organismo è diventato il Consiglio Ecumenico Riformato nel 1988.
Nel 1970, l’Alleanza delle Chiese Riformate in tutto il Mondo si è unita al Consiglio Congregazionalista Internazionale per diventare l’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate (Presbiteriane e Congregazionalista). Il Consiglio Generale Unitario si è svolto a Nairobi, in Kenya.
Nel giugno 2010, si è svolto di nuovo a Grand Rapids un altro Consiglio Generale, questa volta unendo l’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate con il Consiglio Ecumenico Riformato ha portato all’attuale organizzazione.
La Wcrc e le sue chiese membro hanno radici nella Riforma del XVI secolo guidata da Giovanni Calvino, John Knox, Ulrich Zwingli e dai precedenti movimenti di riforma di Jan Hus e Valdo da Lione. Le chiese membro sono congregazionaliste, presbiteriane, riformate, unite e valdesi. Oggi la maggior parte delle chiese membro si trova nel Sud del mondo e molte sono chiamate a testimoniare come minoranze religiose nei loro paesi. La Comunione ha la sua segreteria ad Hannover, in Germania.
In un mondo fratturato dalla guerra, dalle migrazioni forzate e dalla disperazione, l’atto più provocatorio della chiesa potrebbe non essere nelle parole, ma nel canto.
Questo potente messaggio è risuonato durante il culto per il 150° anniversario della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate il 12 luglio presso la Chiesa Internazionale Americana di Londra. L’evento è stato ospitato dalla United Reformed Church (URC), una delle 232 chiese membri della Comunione e un organo fondatore dell’organizzazione.
La pastora Najla Kassab, presidente della Wcrc, ha pronunciato un sermone che ha offerto una visione commovente dell’immaginazione morale. Ha condiviso la storia di un avvocato gravato da compromessi etici che ha confessato che non era stato il sermone ma la musica ad attirarlo in chiesa.
Attingendo a scene globali di devastazione, dalle rovine in fiamme della Cattedrale di Notre Dame ai pavimenti macchiati di sangue di una chiesa siriana, Kassab ha riflettuto sui momenti in cui le parole falliscono ma il canto resiste. Per lei, cantare è un atto di resistenza, ricordo e rinnovamento.
Ricordando la sua infanzia a Beirut devastata dalla guerra, dove lei e la sua famiglia si riparavano sottoterra tra le bombe, ha detto: «Quando le parole non aiutano, si canta. Cantare non è una via di fuga. È dove Dio ci incontra e ci ricorda che non siamo soli»
Radicato nel Salmo 96, il sermone di Kassab ha invitato la chiesa a «cantare una nuova canzone» non solo nella melodia ma nella missione, per centrare il culto nella giustizia, promuovere comunità inclusive e portare la testimonianza del vangelo oltre le mura del tempio.
Kassab ha chiuso il suo sermone con un’immagine potente ispirata al dipinto di George Watts Hope, una donna bendata seduta sul globo, con in mano uno strumento musicale rotto con una sola corda intatta.
«Quella corda può ancora suonare una melodia», ha detto. «Non è ottimismo, è speranza. Testardo, dissonante, cantato in una tonalità minore forse, ma ancora cantato».
Guardando avanti al Consiglio Generale della Wcrc questo ottobre a Chiang Mai, in Thailandia, Kassab ha chiamato la chiesa alla perseveranza: «Potremmo essere l’ultima corda, ma non taceremo».

Il pastore Setri Nyomi, attuale segretario della Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e in passato segretario proprio della Wcrc ne ha ricordato le tappe storiche fondamentali richiamate a inizio articolo.
Leader di tutta la tradizione riformata hanno portato saluti. Karen Campbell, a nome della Chiesa riformata unita, ha riflettuto sulla forza dell’appartenenza a una famiglia globale diversificata ma unita: «quando ci sentiamo soli, possiamo vedere che abbiamo fratelli in tutti i continenti e le culture… apparteniamo l’uno all’altro».
Il pastore William McLaren, in rappresentanza della Chiesa di Scozia, ha definito la Wcrc «una famiglia vicina ai nostri cuori».
Il pastore Jooseop Keum, del Consiglio per la Missione Mondiale, ha elogiato gli impegni per la pace, la giustizia e la testimonianza profetica: «Questa non è solo una pietra miliare storica. È la storia che si dipana da una comunione nata dalla convinzione di stare insieme».
Kassab e Nyomi