La nostra vocazione alla santità

Un giorno una parola – commento a Levitico 22, 31

 

Osserverete dunque i miei comandamenti e li metterete in pratica. Io sono il Signore

Levitico 22, 31

 

Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui

Giovanni 14, 23

 

La volontà di Dio nei confronti del suo popolo Israele si esprime in una molteplicità di richieste concrete, dalla realtà cultuale del rito a quella culturale delle relazioni. Nel Libro del Levitico l’essenza del culto all’unico Dio si svolge nel rispetto di tutte le regole e disposizioni che a noi, occidentali e moderni, paiono spesso lontanissime se non assurde.

 

Eppure, la vocazione comune rivolta a tutto Israele – laici e sacerdoti – è quella di rispecchiare il Signore essendo santi in ogni ambito della vita. Fine ultimo delle leggi e dei precetti è che il Nome impronunciabile di Dio – che noi invochiamo come Signore e che sappiamo esserci Padre e Madre – sia santificato in tutte le sfere della convivenza umana: nei rapporti sociali, famigliari, ambientali, nella dimensione cultuale, economica e giuridica. Dio ha a cuore l’ordinamento sociale, l’armonia delle relazioni internazionali, il rispetto dell’ambiente, la giustizia nei rapporti di lavoro e la solidarietà nei confronti delle persone emarginate o straniere, di tutte le fasce deboli. Il culto all’unico Dio, che ha liberato il popolo dall’idolatria e dalla conseguente schiavitù, non può prescindere dall’amore per il prossimo e dal rispetto per il creato.

 

Questa buona volontà di Dio si estende anche al modo in cui oggi i cristiani si avvicinano al culto. La vita privata, familiare, sociale e lavorativa dovrebbe riflettere un impegno alla santità, non un’ansia identitaria, nello sforzo di evitare il peccato e l’impurità sia nelle azioni che nei pensieri, sia sul piano individuale che sociale e politico. Solo una vita santa onora Dio e rende il nostro culto appropriato. Nel proclamare: “Io sono il SIGNORE; io vi santifico”, Dio stabilisce l’autorità morale di chi ha dato l’ordine di essere santi, e al contempo promette che non lascerà fallire la nostra vocazione alla santità. Un impegno inviolabile ad essere all’opera in mezzo a noi, perché solo nel costituire il suo popolo, sarà santificato il suo Nome sulla terra.