Quando le religioni sfidano la finanza

Gruppi religiosi sottolineano che in questo momento critico per la trasformazione finanziaria globale è il momento di agire con solidarietà

 

In un messaggio concomitante con la Quarta Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo, alcuni gruppi religiosi – che rappresentano oltre 600 milioni di cristiani in tutto il mondo – hanno sottolineato il fatto che viviamo un «momento critico» per la trasformazione finanziaria globale.

 

«Il mondo oggi è alle prese con una convergenza di crisi economiche, politiche, sociali e ambientali senza precedenti», si legge nel messaggio del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, della Federazione Luterana Mondiale, del Consiglio Metodista Mondiale, del Consiglio per la Missione Mondiale e della Società Unita Partners in the Gospel.

 

Il messaggio sottolinea poi che, «mentre la ricchezza di multimilionari e miliardari continua a crescere vertiginosamente, la stragrande maggioranza delle persone sta lottando contro l’aumento dei costi per i beni di prima necessità, come cibo e alloggio», sottolineando il calo generalizzato del tenore di vita.

 

«Questa crescente disuguaglianza ha eroso la fiducia nelle istituzioni pubbliche, indebolito i sistemi democratici, favorito l’influenza delle aziende sulle politiche statali e ostacolato i progressi in azioni urgenti per il clima, rafforzando così un circolo vizioso di disparità e di privazioni di potere. Siamo – si legge ancora – nel bel mezzo di una crisi crescente di perdita di biodiversità e cambiamenti climatici che minacciano i mezzi di sussistenza e rappresentano un rischio esistenziale per tutta la vita sulla Terra».

 

Il cambiamento climatico aggrava il peso del debito sovrano: «Nel frattempo, i paesi sviluppati, con la maggiore responsabilità per la crisi climatica, hanno costantemente mancato l’impegno di fornire finanziamenti per sostenere la maggior parte dei paesi in via di sviluppo che sono alle prese con catastrofi climatiche senza precedenti. Il momento non richiede un cambiamento graduale, ma una coraggiosa rivisitazione e trasformazione dell’ordine finanziario globale».

 

Il messaggio esorta i governi a rivendicare il ruolo della finanza pubblica e a contrastare i flussi finanziari illeciti.

 

«Più della metà dei paesi in via di sviluppo si trova in difficoltà debitoria o è prossima a esserlo. Per molti, ripagare il debito significa sacrificare i diritti umani fondamentali e tagliare i servizi essenziali».

 

Il testo evidenzia inoltre che l’economia globale opera senza un’adeguata supervisione o regolamentazione democratica.

 

«Tuttavia, solo in un quadro di cooperazione globale basato sui diritti umani si può affrontare la portata e l’interconnessione delle sfide odierne. Pur essendo imperfetta, l’Onu rimane il forum più inclusivo e rappresentativo per la governance globale».

 

Il messaggio sollecita l’istituzione di un Consiglio di Sicurezza Economica, Sociale ed Ecologica delle Nazioni Unite: «È giunto il momento di rimodellare la finanza globale affinché sia ​​al servizio di tutte le persone e del pianeta, non solo di pochi privilegiati».