
Résister. Hedy Lamarr, la diva tecnologica
L’appuntamento di giugno con la nuova rubrica di Riforma, dedicata alle donne che resistono
Somigliava vagamente a Elizabeth Taylor, l’ebrea austriaca Hedi Lamarr, con l’ovale del viso perfetto e i folti capelli scuri; certo era definita “la donna più bella del mondo” negli anni Quaranta quando, all’apice della sua carriera cinematografica, interpretava Sansone e Dalila ed era un’acclamata diva di Hollywood. Attrice disinibita e fuori dagli schemi sin dagli esordi – nel 1933, ad appena diciannove anni, aveva recitato nuda e finto un orgasmo in Ecstasy, film considerato scandaloso all’epoca – Hedi Lamarr non va ricordata soltanto per le esibizioni sul grande schermo ma soprattutto per quello che faceva nel tempo libero.
Sin da bambina mostra infatti una grande passione per la tecnologia: le piace mettere le mani nelle macchine, smontare e rimontare apparecchi per vedere come sono fatti dentro. Ormai adulta e fuggita negli Stati Uniti a causa del nazismo, durante la Seconda Guerra mondiale inventa insieme al musicista George Antheil un avveniristico strumento capace di intercettare i dispositivi di difesa delle navi nemiche. I due offrono l’invenzione alla marina statunitense, che però la rifiuta, trovandola troppo complessa. Il “frequency-hopping” di Lamarr e Antheil, brevettato nel 1942, troverà poi piena applicazione nella crisi di Cuba ma, soprattutto, è la base delle tecnologie che oggi usiamo ogni giorno, dal wi-fi al bluetooth e al Gps.
Un’invenzione rivoluzionaria di Hedwig Eva Maria Kessler (questo era il suo vero nome), una talentuosa ragazza di Vienna, morta nel 2000 a 85 anni, che non guadagnò mai un dollaro per la sua intuizione, pietra miliare su cui si regge tutta la nostra epoca digitale. Bombshell. La storia di Hedi Lamarr è il film del 2017 che ne ripercorre la vita straordinaria e ancora poco conosciuta. Splendida e geniale, indipendente e anticonformista, Hedi Lamarr è stata tutto quello che voleva essere e ha polverizzato da sola tutti i cliché sulle belle ragazze e sui ristretti destini che si vorrebbero riservati alle donne.
«Prigione femminile dal 1730, la Torre di Costanza in Francia ospitò 88 donne colpevoli di non voler abbandonare la fede protestante. Marie Durand, incarcerata nella Torre per 38 anni, incise o fece incidere la parola résister, resistere».